Non tutte le autocrazie sono uguali
Approfondiamo attraverso alcune complesse riflessioni il caso “Qatargate” scoppiato al Parlamento europeo
| Esteri
Non tutte le autocrazie sono uguali
Approfondiamo attraverso alcune complesse riflessioni il caso “Qatargate” scoppiato al Parlamento europeo
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Non tutte le autocrazie sono uguali
Approfondiamo attraverso alcune complesse riflessioni il caso “Qatargate” scoppiato al Parlamento europeo
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Approfondiamo attraverso alcune complesse riflessioni il caso “Qatargate” scoppiato al Parlamento europeo
Il “Qatargate” scoppiato al Parlamento europeo impone alcune riflessioni urgenti e complesse. In primo luogo, è evidente che quando sono in gioco decisioni politiche che ‘pesano’ miliardi le parti interessate si attivano per tentare di influenzarle in loro favore. In democrazia il momento in cui idee e interessi contrastanti si confrontano per scegliere i legislatori sono le elezioni, ma in pratica a ogni voto rilevante i parlamentari sono oggetto di pressioni – più o meno trasparenti e lecite – da parte di chi ha interesse che una determinata decisione sia presa o meno. Questo scontro perenne di idee e interessi è fisiologico, cioè normale e positivo, quando è trasparente; diventa patologico quando è occulto e si concreta in atti di cruda corruzione. Le norme, già esistenti, tese ad assicurare la trasparenza dell’azione delle lobby e della situazione patrimoniale di parlamentari, governanti e alti burocrati possono essere perfezionate e potenziate, ma sarebbe illusorio immaginare che il rischio di corruzione venga eliminato completamente dalla mera esistenza di norme e organismi di controllo.
In secondo luogo, è ovvio l’interesse occidentale di evitare che le nostre istituzioni siano infiltrate e/o corrotte da agenti di Paesi terzi per influenzarne occultamente le decisioni. Un emirato petro-gasifero ricchissimo come il Qatar non ha difficoltà a prezzolare sostenitori interessati e nella cultura araba fare doni principeschi occulti è peraltro considerata attività non reprensibile. Il Qatar non è poi certamente una grande potenza ostile. Lo è invece la Russia di Putin (per esplicita dichiarazione dello zar) e le azioni di infiltrazione politica dell’Fsb hanno tradizioni antiche, note e financo dichiarate. Si spera che lo scoppio di questo “Qatargate” dia lo spunto per prendere sul serio le infiltrazioni russe in Europa e in Usa, combattendole con sistematica determinazione. Sia chiaro: ammirare Putin e/o la Russia resta lecito ed è appunto questa tolleranza del pensiero avverso che ci distingue dall’autocrazia del Cremlino; costituire un partito pro-russo è lecito… ma non è lecito e accettabile farlo finanziare occultamente dalla potenza che si dichiara nostra nemica.
In terzo luogo – senza abbandonare per un istante la tesi del valore universale della libertà individuale, dei diritti umani, civili e politici così come del metodo scientifico come strumento di analisi della realtà – l’Occidente deve riconoscere il fatto che i combustibili fossili provengono oggi in larga parte da Paesi retti da autocrati più o meno sgradevoli e ostili ai nostri valori: Russia, Arabia Saudita, Emirati, Qatar, Algeria, Libia, Iran, Venezuela. L’oro nero sembra essere il padre dell’autocrazia. Nel medio-lungo periodo, accelerare la transizione dai combustibili fossili alle energie pulite è la migliore soluzione non solo ambientale ma anche politica: l’unica vera soluzione disponibile. Nell’immediato, tuttavia, osteggiare nel medesimo modo tutti gli autocrati è la maniera migliore per spingerli a coalizzarsi contro di noi e dunque a indebolire la posizione strategica dell’Occidente.
Per renderci indipendenti dal gas russo l’Europa ha urgente bisogno di quello algerino e di quello qatariota. Non tutti gli avversari sono ugualmente pericolosi e nell’immediato è saggio dividerli piuttosto che unirli.
Di Ottavio Lavaggi
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