L’onore delle armi e il coraggio del passo indietro
Joe Biden è stanco, molto stanco. Ma è bene ricordare chi sia, oltre i giudizi catastrofici delle ultime 24 ore
L’onore delle armi e il coraggio del passo indietro
Joe Biden è stanco, molto stanco. Ma è bene ricordare chi sia, oltre i giudizi catastrofici delle ultime 24 ore
L’onore delle armi e il coraggio del passo indietro
Joe Biden è stanco, molto stanco. Ma è bene ricordare chi sia, oltre i giudizi catastrofici delle ultime 24 ore
Joe Biden è stanco, molto stanco. Ma è bene ricordare chi sia, oltre i giudizi catastrofici delle ultime 24 ore
Il disastro di Joe Biden nel primo duello televisivo con Donald Trump è sotto gli occhi di tutti. Commentato nei cinque continenti e analizzato sin nei minimi dettagli, spinge sempre alla stessa considerazione: il Presidente degli Stati Uniti è un uomo stanco, molto stanco. Provato da anni e anni di onorato servizio, da una carica che prosciuga letteralmente l’anima in età molto più fresche di quella in cui – come il suo stesso avversario, non dimentichiamolo – si è lanciato in un’ardita corsa per la rielezione.
Tutto questo è un fatto, incontrovertibile. Joe Biden è molto fragile, per certi aspetti genera quasi un sentimento di umana tenerezza, in lui non fatico (è bene passare alla prima persona, perché quando si parla di politici preferisco assumermi in toto la responsabilità diretta di paragoni e giudizi) a vedere un nonno coriaceo, preparatissimo, dall’esperienza con pochi eguali nell’universo mondo, ma anche irrimediabilmente minato nel fisico e probabilmente nelle capacità intellettive o almeno di attenzione e concentrazione.
Un nonno cui voler bene, nei limiti di quanto si possa voler bene a un politico: si può dire e pensare a ciò che si vuole di Joe Biden, infatti, ma stiamo parlando di uno dei più raffinati professionisti della politica statunitense. Uomo con decenni di Congresso alle spalle, che ha battuto Donald Trump: uno degli avversari più letali e complicati che possano esistere, privo del concetto stesso di scrupolo umano e politico. Lo ha fatto, quattro anni fa, senza scendere al suo livello di politica ridotta ad arena per il combattimento dei galli.
Ancora, nonostante tutte le cose che si leggono e sentono, nell’aggressione russa all’Ucraina il
vecchio Joe ha tenuto la barra dritta dal primo secondo, senza concedere alcuno spazio di manovra a Vladimir Putin, che non a caso aspetta come il Messia il possibile ritorno proprio di The Donald (ma tu guarda i casi della vita… ).
Ha spinto le relazioni fra Stati Uniti e Israele al punto di rottura, lì dove non erano state mai spinte da nessun Presidente statunitense, esasperato dalla mancanza di strategia e di coraggio politico del leader israeliano Netanyahu.
Tutto per ricordare chi sia Joe Biden, oltre i giudizi catastrofici delle ultime 24 ore. Detto e sottolineato ciò, i Dem non sarebbero mai dovuti arrivare a questo punto e lo stesso Biden non avrebbe mai dovuto esporsi a un simile martirio d’immagine e di sostanza. Perché tempo non ce n’è più, al netto di ogni ipotesi più o meno fantasiosa: o cede il passo e lo fa subito o il Capo della Casa Bianca si assumerà la suprema responsabilità di lasciare campo libero all’uomo capace di fomentare l’assalto a Capitol Hill, uno dei momenti più bassi della democrazia statunitense.
Una simile scelta rischierebbe di macchiare – non solo offuscare – un’intera storia politica e umana.
di Fulvio Giuliani
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