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Il cortocircuito della Nato sull’Ucraina

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Trump si preoccupa per i soldati morti e chiede la pace (russa), mentre il presidente del Comitato Militare Nato va a Kiev per sostenere l’Ucraina

Il cortocircuito della Nato sull’Ucraina

Trump si preoccupa per i soldati morti e chiede la pace (russa), mentre il presidente del Comitato Militare Nato va a Kiev per sostenere l’Ucraina

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Il cortocircuito della Nato sull’Ucraina

Trump si preoccupa per i soldati morti e chiede la pace (russa), mentre il presidente del Comitato Militare Nato va a Kiev per sostenere l’Ucraina

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La Nato è da sempre formata da due continenti, divisi dall’Oceano Atlantico. Le due sponde sono sempre state diverse, ma grazie all’Alleanza hanno saputo superare le difficoltà e raggiungere, nel bene o nel male, posizioni e punti di vista comuni. Ma oggi quel tempo sembra finito. La prova? Il cortocircuito clamoroso avvenuto questa mattina.

Situazione numero 1. Dagli Stati Uniti arriva la notizia di un’intervista esclusiva del presidente Trump al New York Post, rilasciata mentre si trovava a bordo dell’Air Force One. The Donald, che non ha mai fatto mistero della sua amicizia con Putin e della sua (solo in parte celata) avversione per Zelensky e l’Ucraina, lancia la bomba. «Ho parlato al telefono con il presidente russo», dice. Niente di che, si sapeva che i contatti tra i due si sarebbero intensificati per cercare una soluzione al conflitto. Quello che sconcerta è il prosieguo del discorso del Tycoon (come sempre in un linguaggio da alunno delle scuole medie). «Penso che Putin si preoccupi davvero dei morti sul campo di battaglia, vuole smettere di vederli morire. Tutte quelle persone morte. Giovani, giovani, belle persone. Sono come i vostri figli, due milioni di loro, e senza motivo».

Sul piatto della bilancia trumpiana, è chiaro come il sole, pesano i morti per cui «Putin si preoccupa». Ovvero i russi. Degli ucraini neanche l’ombra, almeno finché, en passant, Trump non li include con un semplice e rapido «Giovani soldati belli vengono uccisi. Giovani uomini, come i miei figli. Da entrambe le parti». Frase inclusiva, ma che suona come un contentino. Anche perché arriva dopo una (ennesima) lunga e durissima invettiva contro l’amministrazione Biden. Colpevole di aver consentito la guerra all’inizio. E, di conseguenza, di averla prolungata aiutando Kiev nel suo sacrosanto tentativo di difendersi. E non serve che il Cremlino confermi questo colloquio (non lo ha fatto, ma non l’ha nemmeno smentito) per sapere che l’Ucraina, nella telefonata, sarà stata un terzo incomodo da liquidare in fretta.

Situazione 2. Proprio mentre le agenzie iniziano a riprendere l’intervista a Trump arriva un’altra notizia. L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già capo di Stato Maggiore della nostra Marina e poi della Difesa, e oggi presidente del Comitato Militare della Nato (il massimo organo militare dell’Alleanza), ieri ha visitato Kiev. A sorpresa. E, rispondendo ai ringraziamenti di Zelensky, posta su X i suoi pensieri (che, di conseguenza, sono quelli della Nato). «La mia prima visita in qualità di presidente è stata a Kiev. Segno chiaro e orgoglioso delle nostre priorità». E prosegue: «Profondamente colpito dalla determinazione e dall’energia delle persone ucraine. Nel 1081esimo giorno dell’invasione russa, lo spirito coraggioso e resiliente dell’Ucraina rimane indistruttibile».

Un chiaro endorsement, con riferimenti espliciti alle cause del conflitto (quella russa è una «invasione» unilaterale, non una «guerra» tra due parti egualmente responsabili come fa intendere Trump). La visita di Cavo Dragone lo ha portato nelle fabbriche segrete di droni e missili ucraini, per ispezionarne i lavori e discutere anche di partnership industriali. Del resto Kiev si sta avviando a diventare una delle maggiori produttrici di armi a controllo remoto (a basso costo ed elevata efficienza) in tutto il mondo, e la sua esperienza fa molta gola a diversi Paesi occidentali.

Ma il presidente del Comitato Militare ha parlato con Zelensky anche del prossimo incontro Nato-Ucraina in programma mercoledì a Ramstein. In quella occasione è probabile che gli Stati Uniti inizino a premere per un disimpegno dal fronte. Lasciando il più possibile il sostegno a Kiev nelle mani degli europei. Che, d’altra parte, tenteranno di impedire a Washington di sfilarsi dalla partita.

Considerato tutto, come si può soprassedere su questa Nato bifronte? Domanda sbagliata. La Nato non è bifronte. La Nato è quella di prima. È l’amministrazione americana ad essere cambiata, abbracciando il putinismo in nome di una chiusura cieca nelle proprie faccende domestiche. Ma se la Nato è (e deve restare) a guida statunitense, com’è possibile che debba essere un ammiraglio europeo a richiamare all’ordine Trump? Cortocircuiti, direte voi. Preoccupanti, aggiungiamo noi.

Di Umberto Cascone

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