Neonata morta ad Odessa insieme alla mamma
Neonata morta ad Odessa insieme alla mamma
Neonata morta ad Odessa insieme alla mamma
Un pancione, un braccialetto rosa, una neonata che sorride in braccio alla sua mamma. La felicità di una famiglia, spazzata via. I social ci restituiscono impietosi il ritratto delle vite che questa assurda guerra si è portata via. Kira è una di queste. Nata poco prima che il conflitto scoppiasse, ha vissuto per soli tre mesi. Prima che a Odessa un missile uccidesse lei e la sua mamma Valerie. Che due mesi fa scriveva, felice: «La nostra bambina ha un mese e il suo papà le ha portato i primi fiori».
È straziante guardare oggi quei post in cui si festeggiava l’arrivo della bimba. Non è immaginabile il dolore che può provare Iuri, padre e marito rimasto solo. I sorrisi dell’ultima foto di sua moglie e sua figlia sono un atto d’accusa contro chi sta continuando a bombardare. E non ha intenzione di fermarsi. Raccontano anche però di quanto, a due mesi dall’inizio della guerra, siamo a un punto di stallo. Se è vero che i sogni di gloria di Putin si sono infranti di fronte alla strenua resistenza ucraina, è altrettanto vero che non si intravede una reale via d’uscita da questo conflitto. Le trattative di fatto non ci sono. Anche perché è chiaro da parecchio tempo che da parte del presidente russo non vi sia nessuna vera intenzione di trovare un accordo. Non a caso il “Financial Times” scrive che Putin avrebbe «perso interesse» per i negoziati. Ammesso che ne abbia mai avuto. Ora il suo obbiettivo sarebbe dunque quello di conquistare più terreno possibile.
E proprio lì, sul campo, si continua dunque a sparare, a combattere. E a morire. Così come ad assistere ai tentativi di Mosca di negare le responsabilità nell’uccisione dei civili, già da tempo diventati invece un vero bersaglio. O di raccontare che si bombarda Odessa per riprendersi il Donbass, quando invece si tratta di una città che sta da tutt’altra parte. E mentre ancora non si hanno notizie chiare sul reale bilancio delle vittime in zone come quella di Mariupol, stretta in un assedio che dura ormai da settimane. Intanto, secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, gli ucraini che hanno lasciato il loro Paese dall’inizio del conflitto hanno superato i 5 milioni, mentre sono più di 7 milioni e mezzo gli sfollati ancora rimasti entro i confini del Paese. Numeri impressionanti, che rendono perfettamente l’idea di quanto in 60 giorni la vita di un’intera nazione sia stata completamente sconvolta. Anche per chi è riuscito a scappare, per chi è stato più fortunato di quella bimba di tre mesi dagli occhi azzurri, che non aveva ancora visto nulla del mondo e non potrà mai conoscere il significato della parola pace.
di Annalisa GrandiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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