Il falso mito sulla sanità cubana
Cuba ha il triplo del numero di medici, raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, peccato che circa la metà sia all’estero
| Esteri
Il falso mito sulla sanità cubana
Cuba ha il triplo del numero di medici, raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, peccato che circa la metà sia all’estero
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Il falso mito sulla sanità cubana
Cuba ha il triplo del numero di medici, raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, peccato che circa la metà sia all’estero
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Cuba ha il triplo del numero di medici, raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, peccato che circa la metà sia all’estero
Altro che mito della sanità cubana! Lo scandalo dell’ospedale dell’Avana in cui sono morti otto neonati prematuri e sotto peso (quattro dei quali affetti da sepsi) si collega strettamente alla storia dei 497 medici cubani contrattati dalla Regione Calabria per 4.700 euro al mese, 3.500 dei quali però versati direttamente al regime dell’Avana. La Ong Prisoners Defenders ha addirittura denunciato Italia, Qatar e Messico presso Onu e Corte penale internazionale per traffico di esseri umani e riduzione in schiavitù, ricordando come quelle condizioni legali e contrattuali violino tutte le norme internazionali sul lavoro. E anche dal Parlamento europeo è arrivata alla Regione Calabria una lettera di protesta, ricordando che nel 2021 la pratica era stata definita dall’assemblea «una forma di schiavitù». Nel frattempo a Cuba lo stesso Ministero della Salute pubblica (Minsap) ha riconosciuto un aumento delle complicanze nei neonati dalla «seconda metà di dicembre», anche se assicura che dopo gli ultimi otto decessi «sono state adottate misure per fronteggiare» la situazione.
Economista cubano esule negli Usa e docente emerito all’Università di Pittsburgh, Carmelo Mesa-Lago è considerato il massimo esperto vivente sull’economia dell’isola e a questo problema ha dedicato uno studio – pubblicato dalla piattaforma indipendente multimediale “El Toque” – basato sui dati degli annuari statistici ufficiali. La sua analisi sottolinea che a partire dal 2007 il regime ha iniziato a tagliare drasticamente la spesa sociale e gli investimenti nella sanità pubblica, per carenza crescente di risorse. Secondo l’annuario statistico Minsap 2020 (l’ultimo disponibile), Cuba avrebbe in effetti più di 90 medici ogni 10mila abitanti, il triplo del numero raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Peccato che circa la metà dei medici di famiglia si trovi all’estero: l’esportazione di servizi professionali, in particolare sanitari, è infatti la principale fonte di valuta estera di Cuba, ben superiore a quelle generate dal turismo e dalle rimesse. Soprattutto in questi ultimi anni, in cui il primo è stato danneggiato dal Covid e le seconde dalle limitazioni decise da Trump.
Le proteste popolari del luglio 2021 erano state appunto innescate dalla richiesta di rimpatriare i medici all’estero in un momento di grave emergenza Covid. Secondo i dati ufficiali, nel periodo 2008-2011 il numero degli ospedali è così diminuito del 32%. L’Ufficio nazionale di Statistica e Informazione (Onei) rivela inoltre che tra gennaio e settembre 2022 Cuba ha investito quindici volte di più nell’edilizia alberghiera e in altre attività immobiliari che nei servizi sociali e sanitari. Per la carenza di medicinali il regime dà la colpa all’embargo, ma in realtà questi arrivavano soprattutto dalla Cina, che ha tagliato le forniture in quanto Cuba era insolvente. In una recente intervista al quotidiano ufficiale regionale “Escambray”, il direttore generale della Società di commercializzazione e distribuzione di farmaci (Emcomed) Ángel Luis Chacón ha ammesso che manca oltre il 50% dei farmaci. Il gruppo statale dell’industria biofarmaceutica (BioCubaFarma) ha inoltre aggiunto lo scorso maggio che il 94% delle carenze si spiega con la «non disponibilità di materie prime».
Di Maurizio Stefanini
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