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Il filorusso Georgescu escluso dalle presidenziali in Romania: scontri a Bucarest

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Calin Georgescu è ufficialmente escluso dalle elezioni presidenziali in Romania del prossimo 4 maggio. La candidatura del filorusso, vincitore del primo turno lo scorso 24 novembre, respinta dall’Ufficio Elettorale Centrale

Il filorusso Georgescu escluso dalle presidenziali in Romania: scontri a Bucarest

Calin Georgescu è ufficialmente escluso dalle elezioni presidenziali in Romania del prossimo 4 maggio. La candidatura del filorusso, vincitore del primo turno lo scorso 24 novembre, respinta dall’Ufficio Elettorale Centrale

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Il filorusso Georgescu escluso dalle presidenziali in Romania: scontri a Bucarest

Calin Georgescu è ufficialmente escluso dalle elezioni presidenziali in Romania del prossimo 4 maggio. La candidatura del filorusso, vincitore del primo turno lo scorso 24 novembre, respinta dall’Ufficio Elettorale Centrale

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Calin Georgescu è ufficialmente escluso dalle elezioni presidenziali in Romania del prossimo 4 maggio. La candidatura del filorusso, vincitore del primo turno lo scorso 24 novembre, è stata formalmente respinta dall’Ufficio Elettorale Centrale. Lo scorso 27 febbraio lo avevano arrestato (e poi rilasciato) per false dichiarazioni sui finanziamenti elettorali. L’intelligence romena, infatti, aveva iniziato ad indagare subito dopo il primo round di presidenziali. Troppo folgorante la campagna di Georgescu, che si era mostrato quasi solo su TikTok a colpi di disinformazione e propaganda apertamente putiniana. La scoperta di decine di account falsi che ri-condividevano i contenuti, tutti finanziati da aziende riconducibili al Cremlino o ai servizi di sicurezza russi, aveva portato prima all’annullamento in blocco delle elezioni (alla vigilia del secondo turno).

Poi, a mesi di distanza, alla maxi operazione di fine febbraio. Per 27 persone erano scattati gli arresti per i reati di azione contro l’ordine costituzionale, istigazione pubblica, costituzione di organizzazione politica fascista e, appunto, false dichiarazioni sui finanziamenti elettorali. La polizia aveva fermato Georgescu proprio mentre si recava a depositare i documenti per la ri-candidatura. Aveva poi tuonato contro il governo (moderato) e la magistratura, definendoli «fascisti». Ironico, se si pensa che tra i suoi fiancheggiatori arrestati c’era Horatiu Potra, ex mercenario della “Wagner”, dichiaratamente fascista.

La Romania corre ora verso le nuove elezioni in un clima da cortina di ferro. Il 10 febbraio l’unico punto di riferimento saldamente euro-atlantico del Paese, il presidente Klaus Iohannis, si era dimesso per evitare che la sua carica (divenuta pro tempore dopo l’annullamento delle elezioni) venisse usata dalla propaganda putiniana. Solo il 6 marzo, tre giorni fa, la polizia romena ha sgominato un gruppo paramilitare organizzato che progettava un colpo di Stato che riportasse Bucarest nell’orbita russa. Non ci sarebbero legami diretti con Georgescu, ma come diceva Andreotti: «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca».

L’interdizione del candidato putiniano, che già aveva portato migliaia di persone nelle piazze della capitale, ha subito scatenato proteste. A Bucarest centinaia di manifestanti, che attendevano la decisione davanti all’Centrale, hanno tentato di forzarne gli ingressi. La polizia è subito intervenuta, trasformando la protesta in una sommossa.

La Romania si dimostra, nonostante tutto, una democrazia sana e solida. Disposta anche a gesti drastici pur di non cedere all’autocrazia e alle influenze esterne. Resta da capire Putin cosa farà, ora che il suo uomo ha perso ogni possibilità di andare al potere.

Di Umberto Cascone

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