Il piano di Trump per fermare la guerra in Ucraina
Il piano non è ancora stato reso pubblico, ma la stampa anglosassone ne ha già anticipato alcuni elementi rivelati per lo più dal vicepresidente americano Vance
Il piano di Trump per fermare la guerra in Ucraina
Il piano non è ancora stato reso pubblico, ma la stampa anglosassone ne ha già anticipato alcuni elementi rivelati per lo più dal vicepresidente americano Vance
Il piano di Trump per fermare la guerra in Ucraina
Il piano non è ancora stato reso pubblico, ma la stampa anglosassone ne ha già anticipato alcuni elementi rivelati per lo più dal vicepresidente americano Vance
Il piano non è ancora stato reso pubblico, ma la stampa anglosassone ne ha già anticipato alcuni elementi rivelati per lo più dal vicepresidente americano Vance
A pochi giorni dalla vittoria elettorale di Donald Trump, l’invasione russa in Ucraina diventa il tema più scottante in politica estera. Il neoeletto presidente americano aveva posto la guerra in Ucraina come una delle questioni principali della sua campagna elettorale, dichiarando più volte che con la sua rielezione avrebbe cessato la guerra “in 24 ore”, aprendo così un dialogo con Vladimir Putin. Non si esclude quindi che nelle prossime ore possa avvenire un colloquio tra i due, mentre l’Europa si divide fra le posizioni filorusse di Viktor Orbán e quelle pro ucraine di Emmanuel Macron.
Il piano di Trump per porre fine alla guerra non è ancora stato reso pubblico, ma la stampa anglosassone ne ha anticipato alcuni elementi, rivelati per lo più dal vicepresidente James David Vance.
1) Congelare subito la guerra in corso. Alla Russia resterebbero le terre occupate con la forza sia nel 2014-15 che dal 2022 (circa il 20% del territorio ucraino): la penisola di Crimea, il Donbass con le regioni di Lugansk e Donetsk fino a Mariupol; tutta la fascia di territorio lungo il Mare di Azov fino a Kherson e larga parte della regione di Zaporizhzhia. Mentre gli ucraini potrebbero cedere ciò che controllano dal 6 agosto scorso della regione di Kursk (circa 500 chilometri quadrati), in cambio di altre zone occupate dai russi.
2) Creare una fascia demilitarizzata di circa 1.000 chilometri, ancora da definire e che potrebbe essere pattugliata da truppe europee. Trump, infatti, non vuole inviare soldati americani o pagare con fondi Usa. Le spese per questo progetto potrebbero essere soprattutto europee.
3) Il fronte alleato promette a Mosca che almeno per i prossimi 20 anni l’Ucraina non entrerà nella Nato. Non è ben chiaro invece quali garanzie militari dovrebbe ricevere l’Ucraina. In alcune versioni del piano si spiega che la difesa militare della nuova Ucraina «rimpicciolita» dovrebbe essere affidata soltanto agli europei. In altre viene ventilata la possibilità che gli americani possano inviare armi e attrezzature per aiutare a costruire e mantenere solide difese sui nuovi confini.
Di contro, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky spinge affinché si tenga al più presto possibile una conferenza di pace internazionale con la presenza di una delegazione russa. La formula di Kiev sarebbe la seguente: “I russi possono essere convinti alla pace soltanto con la forza”. 10 i punti del piano del presidente ucraino riassumibili così:
1) Garantire agli ucraini l’entrata a pieno titolo nella Nato entro un lasso di tempo ragionevole dopo la fine della guerra. Nel frattempo, la coalizione occidentale dovrebbe continuare a inviare armi e munizioni per fermare l’aggressione russa, liberare tutte le terre occupate e convincere Putin che non può sperare in alcuna vittoria militare. Gli alleati dovrebbero inoltre fornire missili a lunga gittata e aerei con il permesso di potere colpire le basi nel profondo della Russia.
2) L’Ucraina ha il diritto di tornare a controllare tutti i suoi confini che sono quelli definiti al momento della sua indipendenza dopo l’implosione dell’Unione Sovietica nel 1991. Dunque, la Russia deve ritirarsi da tutti i territori occupati, comprese la Crimea e le zone del Donbass prese dai separatisti nel 2014.
3) Mosca deve pagare i risarcimenti per i danni provocati dalla guerra e rendere conto dei crimini di guerra.
Putin ha più volte ribadito la sua convinzione per cui non esiste una nazione ucraina indipendente dal Rusky Mir, aggiungendo che neppure Zelensky sarebbe un presidente legittimo, e ponendo così come condizione imprescindibile l’accettazione della piena sovranità russa sulle zone prese nel 2014-15 e delle quattro regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson occupate nel 2022. Secondo il Cremlino, l’Ucraina va demilitarizzata e deve diventare uno Stato neutrale – dimenticando quindi il suo ingresso nella Nato – e punendo inoltre qualsiasi tentativo di cancellare la lingua e la cultura russe entro i suoi confini.
Di Claudia Burgio
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