Il ritorno in scena di Donald Trump è preoccupante non tanto per ciò che dice ma per il fatto che ci siano ancora americani “normali” disposti ad ascoltarlo.
Donald Trump ieri è tornato a parlare al “suo“ popolo. La solita accozzaglia di suprematisti bianchi, agitatori e agitati, ultraconservatori di destra, ma anche tanta gente normale, per così dire. Meglio non dimenticare mai, infatti, che la realtà alternativa trumpiana e le sue riconosciute balle spaziali sulle elezioni del 2020 non hanno fatto breccia solo fra gli arrabbiati per natura, i complottisti e i complottardi in servizio permanente effettivo, ma anche fra non poche famiglie e teste tutt’altro che calde.
Americani ‘normali’, con cui non solo Joe Biden, ma chiunque dovrà prima o poi fare i conti. Perché il vero problema non è (solo) The Donald, ma un’irrazionalità ormai diffusa sulla quale rischiamo tutti di andare a sbattere. Ogni giorno. Si pensi alle due settimane in cui il mondo intero si è occupato delle strampalate vicende di un no vax in mutande, per quanto famoso, dalle parti dell’Australia. Una storia che non stava in piedi, portata avanti oltre ogni limite e decenza anche perché ormai ci siamo pericolosamente assuefatti all’idea che le assurdità non siano quasi mai necessariamente… tali.
Va sempre bene coltivare il dubbio e non prendere per buona la prima versione che ci viene fornita, ma qui ormai si esagera e – per quanto possa apparire incredibile – proprio nel momento in cui il mondo ha dovuto affrontare un’emergenza globale.
Come insegna la Storia, l’irrazionalità lascia scorie sul campo che ci vuole un bel po’ a eliminare. Non dimentichiamolo.
di Fulvio Giuliani
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Tag: politica
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