Il ritorno delle spie di Mosca
Il ritorno delle spie di Mosca
Il ritorno delle spie di Mosca
Berlino – L’ultima spia russa catturata di cui si ha notizia è un trentaseienne ufficiale del Gru, il servizio di informazione militare, mimetizzatosi come tirocinante presso la Corte penale internazionale dell’Aia con falso passaporto brasiliano. È stato acciuffato all’aeroporto Schipol di Amsterdam, un attimo prima che riuscisse a salire sull’aereo che lo avrebbe portato al sicuro. È l’ultimo di una lunga lista di uomini dei servizi russi, quasi tutti celati dietro coperture diplomatiche, espulsi dall’Unione europea all’indomani dell’aggressione all’Ucraina. In tutto sono più di 400, in gran parte dalle sedi diplomatiche dei Paesi dell’ex blocco sovietico, dove una presenza lunga quarant’anni aveva consolidato strutture e consuetudini. Anche in Germania hanno dovuto fare le valigie in 40.
Le rappresentanze diplomatiche russe sono dimagrite ovunque: a Berlino, Praga, Bratislava, Varsavia e Vienna, che con la capitale tedesca condivide l’ambiguo fascino di epicentro dello spionaggio, un retaggio della Guerra fredda. Naturalmente, è stato vietato a Mosca di rimpiazzare il personale. Così le ambasciate sono rimaste sprovviste dei loro tentacoli sensoriali. Il ritiro di centinaia di agenti dei servizi, alcuni dei quali con grande esperienza, è stato un duro colpo a cui Mosca sta cercando di rimediare.
Gli analisti dell’intelligence tedesca cercano di capire quale sarà la nuova strategia. Nell’era dell’informazione digitale troverà sempre più spazio l’attività degli hacker, in cui i russi sono già specializzati. Ma accanto agli attacchi virtuali, il Cremlino sembra intenzionato a rispolverare i vecchi metodi della Guerra fredda. Come le cosiddette spie itineranti, agenti in grado di essere attivati per missioni specifiche e che agiscono senza contatti con le ambasciate. I limitati collegamenti aerei tra Mosca e l’Ue, l’obbligo di visto per i russi e l’aumento dell’allerta da parte delle agenzie di sicurezza occidentali rendono più difficili anche tali operazioni ma – osservano i servizi tedeschi – i russi dispongono di reti logistiche già attrezzate per supportarle. Il pendolarismo delle spie è stato infatti già utilizzato in delicate operazioni recenti: nell’avvelenamento dell’ex agente russo Sergej Skripal e di sua figlia nel Regno Unito, nella primavera 2018, e nell’assassinio di un esiliato ceceno a Berlino nell’estate 2019.
I tedeschi sospettano inoltre che nei prossimi anni Mosca possa rilanciare una forma di spionaggio estremamente costosa e rischiosa, quella delle cosiddette spie illegali. Un tempo sfruttata dal Kgb, è ora rispolverata dalla Direzione S dei servizi segreti per l’estero, l’Swr, un dipartimento per le missioni di agenti particolarmente rischiose. I “clandestini” sono spie che si infiltrano in un Paese assumendo false biografie e identità costruite e vi rimangono attive per anni o addirittura decenni. Non hanno uno status diplomatico e non sono quindi protetti da azioni penali in caso di denuncia. La loro copertura consiste solitamente nel fingere di condurre una vita borghese, come una normale coppia sposata o una famiglia della porta accanto. Materiale per il controspionaggio e per aspiranti romanzieri di spy stories alla John Le Carré.
di Pierluigi MennittiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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