Il Senato è democratico
Il Senato è democratico
Il Senato è democratico
Ora, in attesa dell’esito del ballottaggio in Georgia, lo scenario è assai composito e di sicuro per Biden, che ha rimandato a gennaio la decisione sulla nuova candidatura per la White House nel 2024, non sarà agevole governare con una camera andata ai repubblicani.
Nell’ala conservatore ora c’è poco tempo per la conta dei danni per l’inatteso flop elettorale. Ma non c’è neppure tempo per riflettere, il futuro è domani. Anzi, dopodomani, ovvero quando Trump salirà idealmente su un palco per il probabile annuncio di una nuova corsa, prima per la leadership GOP, poi per la Casa Bianca.
I conservatori non sono con lui, anzi, e non solo nel partito. Un sondaggio di YouGov attribuisce al momento il 42% dei consensi tra i rep a Ron DeSantis, il rieletto governatore della Florida, il candidato no woke e no gender, il nuovo nemico giurato di Trump che si è detto pronto a svelare i suoi scheletri nell’armadio. Per il tycoon invece ci sarebbe il 35% dei consensi, ma il trend è nettamente in discesa, un mese fa infatti Trump era accreditato del 45%, con dieci punti di margine su DeSantis. La situazione è esplosiva sulla candidatura di Trump, Cnn scrive che il candidato repubblicano in Georgia, Herschel Walker, uno dei suoi discepoli, sarebbe sul punto di chiedere all’ex presidente di non presentarsi nello stato per farsi tirare la volata per il ballottaggio.
Sarebbe addirittura DeSantis a sostenerlo negli ultimi giorni di campagna elettorale, una notizia non ancora confermata che disegnerebbe uno scenario non tollerabile per l’ego di Trump.
Il grande problema di Trump è che si ritrova in casa l’erede pronto a sfilargli il trono: il governatore della Florida ha vietato di insegnare nelle scuole la “critical race theory”, partendo dal sua personale assioma che la disuguaglianza tra etnie sia un elemento strutturale della società americana. Inoltre, ha istituito il divieto di aborto dopo 15 settimane di gravidanza. Il divieto è arrivato dopo la decisione della Corte Suprema che ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade del 1973 che aveva riconosciuto il diritto costituzionale della donna di porre termine alla gravidanza.
Trump invece viene percepito come tossico, la sua figura è ingombrante e sullo sfondo c’è quell’annuncio atteso per il 15 novembre che potrebbe rappresentare un punto di non ritorno nell’ala repubblicana. Che vorrebbe il suo passo indietro. Secondo il New York Times, Trump è il principale ostacolo al “revival repubblicano”. Tra i conservatori non mancano le frecce per la Casa Bianca, oltre Ron DeSantis. Da Mike DeWine in Ohio, che ha vinto il seggio con 25 punti di margine), Greg Abbott del Texas, solo per citarne un paio. Insomma, sono ore delicate per Trump, si avvicina la scelta e non è un caso – come ha rilevato l’antica tv amica Fox News – che l’ex presidente si è prodotto in un giorno di silenzio, nessuna dichiarazione alla stampa, nessun contenuto diffuso attraverso il suo social network, The Truth Social. L’ultimo commento è stato per il matrimonio della figlia, Tiffany, in precedenza si era scagliato sul leader rep al Senato, Mitch McConnell, per le sconfitte del partito in Pennsylvania e Arizona. Lo snodo è decisivo, Trump si ritrova contro i democratici, una buona fetta del partito repubblicano, i colossi del tech, fatta eccezione per il nuovo patron di Twitter, Elon Musk. E si sono allontanati anche i network che l’hanno sostenuto nel primo assalto alla presidenza. In più, i candidati a lui vicini hanno ottenuto risultati disastrosi alle urne. In sostanza, è all’angolo. La soluzione del giallo ci sarà tra qualche ora. Di Nicola Sellitti
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