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L'occidente

Imputato Occidente

In Corea del Sud un presidente disperato tenta un auto golpe incomprensibile e pericolosissimo e la “colpa” di chi è? Dell’Occidente malato e inconcludente

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Imputato Occidente

In Corea del Sud un presidente disperato tenta un auto golpe incomprensibile e pericolosissimo e la “colpa” di chi è? Dell’Occidente malato e inconcludente

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Imputato Occidente

In Corea del Sud un presidente disperato tenta un auto golpe incomprensibile e pericolosissimo e la “colpa” di chi è? Dell’Occidente malato e inconcludente

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In Corea del Sud un presidente disperato tenta un auto golpe incomprensibile e pericolosissimo e la “colpa” di chi è? Dell’Occidente malato e inconcludente

In Corea del Sud un presidente screditato e politicamente disperato tenta un auto golpe incomprensibile e pericolosissimo – tenuta presente la condizione geopolitica del Paese e il folle vicino – e la “colpa” di chi è? Dell’Occidente malato e inconcludente.

La Germania va a elezioni anticipate, a conclusione del cancellierato più pallido e ondivago che si ricordi e la colpa è… dell’Occidente. In Francia il governo Barnier è durato tre mesi e la colpa è… dell’Occidente.

Potremmo andare avanti a lungo, ad ascoltare uno stuolo di commentatori, editorialisti e pensatori, il nostro mondo sarebbe al collasso. Moribondo. Sostanzialmente finito.

Lungi da noi negare problematiche gravi, a cominciare dalle difficoltà politiche dell’Unione europea a cui assegniamo un ruolo cardine nel definire il futuro che ci aspetta.

Proprio perché abbiamo l’ideale europeo nella testa e nel cuore, siamo i più severi nel sottolinearne mancanze, ritardi e tradimenti. Rifiutiamo, però, l’idea subdola e velenosa che sia proprio il nostro sistema di valori a essere andato definitivamente in crisi.

Non possiamo accettare questa visione, secondo la quale le regole democratiche e il loro svolgersi vanno bene solo se ci piacciono leader e governi mentre, se danno vita a evoluzioni lontane dai nostri desideri, corriamo a sancire la fine di un modello storico.

Non è accettabile per banale equilibrio, prudenza storica – visti i precedenti anche clamorosi – e soprattutto perché tutto questo tafazzismo porta dritto a fenomeni potenzialmente mortali per le nostre democrazie.

C’è l’Ungheria che non fa mistero di preferire Mosca a Bruxelles e sappiamo quello che sta accadendo in Romania, con un blocco di partiti filo Putin oltre il 30%. I sovranisti più accesi in Germania, Italia e Francia sono tutti o molto attenti alle istanze russe o hanno un passato quantomeno compromesso con Mosca. Compresi quelli che si sono fatti direttamente pagare dal Cremlino.

Consistenti fette della pubblica opinione sembrano sempre più stanche di quelli che qualche sconsiderato ha cominciato a definire “riti democratici”. Come se il libero esercizio del voto, le dinamiche parlamentari che ne sono il diretto riflesso nelle assemblee elettive, la dialettica nelle coalizioni, le fisiologiche difficoltà di qualsiasi governo figlio di alleanze politiche fossero inefficaci orpelli rispetto a un mondo abbagliato da “uomini forti”.

Non è certo un caso che questi siano i concetti su cui martellano Putin e Xi. Vivere nei sistemi democratici e più “faticoso” e non meravigli il paradosso: le dittature ti negano la libertà ma ti raccontano la balla suadente di un mondo ordinato e privo di pensieri. Tanto c’è il capo che pensa per te. In democrazia, tocca a ciascuno esercitare il diritto di critica. Si deve accettare anche ciò che è sideralmente lontano da noi, contrastandolo sul piano intellettuale e delle controproposte.

Tocca metterci del nostro.

di Fulvio Giuliani

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