In Russia psicosi straniero e a Putin serve
Dopo l’attentato terroristico al Crocus City Hall, Mosca vuole inasprire la politica interna nei confronti dei migranti e torna in auge la discussione sulla pena di morte. Rischio xenofobia
In Russia psicosi straniero e a Putin serve
Dopo l’attentato terroristico al Crocus City Hall, Mosca vuole inasprire la politica interna nei confronti dei migranti e torna in auge la discussione sulla pena di morte. Rischio xenofobia
In Russia psicosi straniero e a Putin serve
Dopo l’attentato terroristico al Crocus City Hall, Mosca vuole inasprire la politica interna nei confronti dei migranti e torna in auge la discussione sulla pena di morte. Rischio xenofobia
Dopo l’attentato terroristico al Crocus City Hall, Mosca vuole inasprire la politica interna nei confronti dei migranti e torna in auge la discussione sulla pena di morte. Rischio xenofobia
Ieri a Mosca è stata la giornata del dolore e del raccoglimento. Decine di migliaia di persone si sono ritrovate nei pressi dei monumenti che ricordano i caduti di altri atroci attentati terroristici islamici dei decenni scorsi e davanti alle chiese per un momento di preghiera. Lumi, fiori, fotografie sono stati deposti per ricordare questa immane tragedia che per il bilancio provvisorio fornito dalle autorità, ha portato alla morte di 133 civili (tra cui tre bambini) e al ferimento di altre 170 persone.
Dappertutto sono state rafforzate le misure di sicurezza e alcuni voli aerei e treni ad alta percorrenza che avrebbero potuto provocare ammassamenti pericolosi sono stati cancellati. A San Pietroburgo il falso allarme per un attentato nel grande centro commerciale “London Mall” ha costretto all’evacuazione di migliaia di persone che vi si trovavano all’interno. Per qualche ora il dibattito politico interno si è spostato dai presunti collegamenti tra Isis e governo ucraino e statunitense, a quello della sicurezza interna. Alla Duma di Stato (il parlamento russo) si propone già di inasprire i criteri di ingresso e di espulsione per i migranti. Fino ad oggi infatti, i cittadini delle Repubbliche del Centro Asia potevano entrare in Russia per 90 giorni senza bisogno di visto per poi vivere illegalmente nelle città russe , spesso lavorando, qualche volta dedicandosi ad attività criminali.
“È necessario limitare l’ingresso dei migranti in Russia per la durata della guerra con l’Ucraina” ha dichiarato Mikhail Sheremet, membro della commissione della Duma di Stato per la sicurezza e la lotta alla corruzione. Secondo il deputato, queste misure dovrebbero essere approvate per garantire meglio la sicurezza all’interno del Paese. “Il tempo per capire con quali intenzioni le persone entrano – ha sostenuto Sheremet – purtroppo oggi non ce l’abbiamo, poiché tutte le forze e i mezzi sono diretti alla difesa dei confini. Pertanto, ritengo che per tutta la durata “dell’operazione speciale”, i migranti dovrebbero escludere i loro spostamenti verso la Russia”. Il vicepresidente della Duma di Stato ed ex candidato alla presidenza Vyacheslav Davankov è intervenuto a favore dell’inasprimento dei criteri di espulsione dei migranti. Secondo la sua idea, i migranti dovrebbero essere espulsi dal Paese “per il più piccolo reato”, compresi i reati amministrativi. E “il diritto di sbagliare” dovrebbe essere concesso solo ai migranti che hanno vissuto legalmente in Russia per almeno un anno.
Nel frattempo, la polizia di Mosca ha creato gruppi di poliziotti di quartiere e agenti di polizia giudiziaria per controlli supplementari sugli stranieri. Le forze dell’ordine faranno irruzione nei luoghi di aggregazione degli immigrati, compresi gli ostelli e le società di gestione, oltre a pattugliare le autostrade e a cercare gli immigrati illegali insieme agli agenti della polizia stradale. Queste misure, per certi versi inevitabili, potrebbero però avere anche conseguenze negative. Si potrebbe determinare una spirale xenofoba nei confronti degli stranieri tra la popolazione moscovita che potrebbe alimentare ancora di più le tendenze del radicalismo islamico tra il milione di musulmani oggi residenti a Mosca. Inoltre queste leggi potrebbero ridurre il numero di lavoratori centroasiatici presenti in Russia che in settori come quello edilizio, della logistica e della pulizia rappresentano l’ossatura decisiva della forza-lavoro nella capitale russa.
Tra i politici russi è tornato in auge anche la discussione sulla pena di morte. Dal 1999 nella Federazione vige una moratoria sulla pena capitale che è stata iniziata ad essere messa in discussione dal Vice Presidente per la Sicurezza Dmitry Medvedev dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Ora Putin potrebbe decidere di riesumarla: secondo un sondaggio pubblicato da “Rossstat” proprio sabato l’81% dei russi sarebbe favorevole alla reintroduzione della pena di morte nel Paese.
Di Yurii Colombo
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