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Invasioni e trattative segrete

Eppur si tratta: i colloqui (indiretti e segreti fino a ieri) fra Russia e Ucraina – a Doha – rappresentano un primo tentativo realmente significativo di mediazione internazionale

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Invasioni e trattative segrete

Eppur si tratta: i colloqui (indiretti e segreti fino a ieri) fra Russia e Ucraina – a Doha – rappresentano un primo tentativo realmente significativo di mediazione internazionale

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Invasioni e trattative segrete

Eppur si tratta: i colloqui (indiretti e segreti fino a ieri) fra Russia e Ucraina – a Doha – rappresentano un primo tentativo realmente significativo di mediazione internazionale

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Eppur si tratta: i colloqui (indiretti e segreti fino a ieri) fra Russia e Ucraina – a Doha – rappresentano un primo tentativo realmente significativo di mediazione internazionale

Eppur si tratta: i colloqui (indiretti e segreti fino a ieri) fra Russia e Ucraina, ospitati a Doha, rappresentano un primo tentativo realmente significativo di mediazione internazionale. Se non per risolvere il conflitto che ha sconvolto l’Europa e il mondo dall’invasione russa del febbraio 2022, almeno per avere allo stesso tavolo – pur in momenti diversi – i protagonisti della guerra.

Gli incontri di Doha, città già nota per ospitare negoziati internazionali particolarmente complessi come le recenti trattative per il conflitto a Gaza e nel sud del Libano faticosamente vicini a qualche risultato, si inserisce in un contesto di crescente pressione globale per una prima presa di contatto fra le parti.

La scelta non è casuale: il Qatar ha una lunga tradizione di mediazione e si è posizionato come un attore diplomatico neutrale, capace di trattare con entrambe le parti in conflitto. Vale per Ucraina e Russia, come per Israele e Hamas (e Iran). Paradossale, ma in questo caso le antiche ambiguità qatarine tornano utili…

A differenza delle sedi più tradizionali come Ginevra o Vienna, Doha rappresenta un’alternativa che riflette un mondo multipolare, dove nuovi centri di potere emergono nella geopolitica globale.

I colloqui si sono concentrati su diversi punti cruciali: su tutti, però, l’accordo-impegno di russi e ucraini a non attaccare e distruggere le rispettive infrastrutture energetiche.

E qui arriviamo al colpo di scena di ieri: un’importante rivelazione sulle trattative è arrivata dallo scoop del Washington Post, secondo cui sarebbe stata proprio l’offensiva ucraina in territorio russo, nella zona di Kursk, a congelare le trattative segrete.

Il colpo militare messo a segno da Kiev, insomma, a una lettura superficiale avrebbe avuto un’immediata ricaduta negativa in termini diplomatici. In realtà, l’Ucraina ha bisogno di un’affermazione militare proprio in vista delle trattative. Per non affrontarle da una posizione troppo debole.

Di sicuro, il governo di Volodomyr Zelensky è stato costretto a precisare al quotidiano statunitense che “Il vertice di Doha per negoziare – in maniera indiretta attraverso il Qatar – un accordo tra Mosca e Kiev che fermi gli attacchi alle infrastrutture energetiche da entrambe le parti è stato in effetti posticipato, ma solo a causa della situazione in Medio Oriente. Si svolgerà in formato videoconferenza il prossimo 22 agosto”. A parlare è stato l’ufficio della presidenza ucraina, in un messaggio al WP.

Come dicevamo in apertura, sembra incredibile, ma la diplomazia non è morta, vive e lotta con noi.

di Fulvio Giuliani

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