Iran: la libertà è aspirazione universale
Iran: la libertà è aspirazione universale
Iran: la libertà è aspirazione universale
Talvolta basta una scintilla per far divampare un incendio. È successo in Iran dopo l’uccisione della 22enne Masha Amini da parte della polizia morale. Dapprima si è trattato principalmente di una ribellione delle donne, che hanno cominciato a manifestare senza indossare hijab o a bruciarli sui tetti delle auto o in falò improvvisati. Ben presto le proteste hanno assunto i connotati di una rivolta contro il regime, che si è ormai estesa fino a dilagare in ogni regione del Paese coinvolgendo tutti quanti i giovani. Al grido di “Nessuno tocchi mia sorella!” fratelli, cugini e mariti si sono uniti in una battaglia in cui l’hijab è divenuto il simbolo dell’oppressione.
Stiamo assistendo alla ribellione di un’intera generazione contro il regime teocratico iraniano. «Non ci fermeremo fino a che non cadrà!» scrivono gli insorti sui social mentre danno fuoco a stazioni della polizia, edifici governativi e ritratti di Khomeini e Khamenei. Dilagano le immagini di battaglie cittadine che rievocano quelle della rivoluzione islamica del 1979. Il governo trema, spara sulla folla e blocca l’accesso a Internet per evitare il diffondersi dei video di protesta. «Non abbiamo paura – scrivono i pochi che ancora riescono a collegarsi – ma abbiamo bisogno di una voce. Chiediamo all’Occidente di non dimenticarci». Intanto ieri al Palazzo di vetro dell’Onu è saltata l’attesa intervista alla Cnn del presidente iraniano Raisi poiché la reporter Christiane Amanpour si è rifiutata di accettare come condizione l’uso dell’hijab.
di Alessandra Libutti
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