Israele a Gaza, abbandonare la fretta
Tutti i media israeliani sono d’accordo: non bisogna entrare a Gaza, idea suicida e strategicamente sbagliata. Israele non deve avere fretta
| Esteri
Israele a Gaza, abbandonare la fretta
Tutti i media israeliani sono d’accordo: non bisogna entrare a Gaza, idea suicida e strategicamente sbagliata. Israele non deve avere fretta
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Israele a Gaza, abbandonare la fretta
Tutti i media israeliani sono d’accordo: non bisogna entrare a Gaza, idea suicida e strategicamente sbagliata. Israele non deve avere fretta
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Tutti i media israeliani sono d’accordo: non bisogna entrare a Gaza, idea suicida e strategicamente sbagliata. Israele non deve avere fretta
In questi ultimi giorni sono stato in tutte le maggiori televisioni israeliane per ripetere un messaggio chiaro: «Non dobbiamo entrare a Gaza». Dopo aver parlato con molti dei miei colleghi nell’esercito mi sono reso conto che sempre più generali e comandanti militari sono d’accordo con me. L’idea del primo ministro israeliano Bibi Netanyahu di invadere subito Gaza è suicida e strategicamente sbagliata. Sarebbe una trappola mortale.
Il miliardo e mezzo di dollari inviati nel corso degli ultimi dieci anni dal Qatar ad Hamas con il beneplacito di Netanyahu sono serviti a costruire l’impero militare del gruppo terroristico e una rete di tunnel sotterranei lunga chilometri – conosciuta come la Metro di Gaza – organizzata con postazioni di comando e di battaglia, armamenti e sistemi di allarme rapido ad alta tecnologia. Il gruppo terroristico sta solo aspettando l’entrata dei nostri ragazzi, che negli ultimi anni non sono mai stati preparati all’eventualità di invadere Gaza, a differenza di Hamas che ha dichiarato: «Ci siamo addestrati per l’entrata dell’esercito e li invitiamo a venire».
Per evitare numerose perdite fra i nostri ragazzi ci vorrebbe un addestramento di almeno due o tre mesi. C’è anche bisogno di raccogliere nuovi dati di intelligence sul territorio di Gaza, che è cambiato dopo i bombardamenti. Ovviamente, se entriamo, annientiamo Hamas, ma a quale prezzo? Non possiamo mettere a rischio la vita dei soldati. Pertanto dico al governo israeliano di non essere frettoloso. L’America ci sta sostenendo e possiamo completare la missione militare gradualmente, senza bisogno di inviare forze di terra. Dopo aver creato corridoi umanitari per la popolazione civile, Israele può continuare a bombardare le postazioni di Hamas, infliggendo importanti danni alle strutture terroristiche.
Per finire davvero Hamas è però essenziale tagliare i finanziamenti provenienti dal Qatar, che hanno permesso al gruppo terroristico di lanciare l’efferato attacco contro Israele. Dev’essere anche promossa una campagna per mettere fine al sostegno politico di Doha ad Hamas e alla sua leadership. È importante notare come il Qatar abbia offerto il proprio supporto anche ai talebani e al movimento legato ad Al-Qaeda, Jabhat al-Nusra. A metà degli anni Novanta il Qatar ha inoltre nascosto Khalid Sheikh Mohammed (Ksm), che sarebbe poi diventato la mente dell’11 settembre. Come ha affermato Richard Clarke, ex consigliere dell’antiterrorismo, «se il Qatar ci avesse consegnato [Ksm] nel 1996, il mondo sarebbe stato un posto molto diverso».
Nelle ultime ore il portavoce dell’Idf Richard Hecht ha dichiarato che probabilmente non ci sarà un’invasione di Gaza: «Ci stiamo preparando a una nuova fase della guerra. Non abbiamo detto quale sarà. Tutti parlano di un’offensiva di terra, ma potrebbe essere un’altra cosa». Le voci nel Paese che si sono unite al mio appello sono sempre più numerose e credo che abbiano avuto il loro impatto nel far ravvedere il governo e nel cambiare i suoi piani.
Yigal Carmon, presidente del Middle East Media Research Institute ed ex consigliere dell’antiterrorismo per due primi ministri israeliani.
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