Israele, la guerra da saper vincere
Si fa ancora fatica a capire davvero cosa stia succedendo in Israele, 24 ore dopo la pioggia di missili e le barbarie compiute da Hamas
| Esteri
Israele, la guerra da saper vincere
Si fa ancora fatica a capire davvero cosa stia succedendo in Israele, 24 ore dopo la pioggia di missili e le barbarie compiute da Hamas
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Israele, la guerra da saper vincere
Si fa ancora fatica a capire davvero cosa stia succedendo in Israele, 24 ore dopo la pioggia di missili e le barbarie compiute da Hamas
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Si fa ancora fatica a capire davvero cosa stia succedendo in Israele, 24 ore dopo la pioggia di missili e le barbarie compiute da Hamas
24 ore dopo la pioggia di missili che ha segnato l’inizio di una delle giornate più dolorose e spaventose nella storia dello Stato di Israele, si fa ancora fatica ad avere un’idea chiara di cosa sia accaduto. Nel senso delle infinite conseguenze dell’attacco di Hamas.
L’altissimo numero di vittime israeliane – perlopiù civili – la cattura di decine e decine di militari e cittadini, il senso di sgomento provato, ma sopra ogni altra cosa il profondissimo senso di insicurezza determinato dagli assalti nelle città israeliane più vicine alla Striscia di Gaza può portare a conseguenze inimmaginabili. Come scrivevamo ieri sulla scorta delle prime notizie, il dato inedito nei decenni di guerre fra arabi e israeliani è proprio la clamorosa infiltrazione nel territorio dello Stato di Israele.
La risposta militare di Israele è già cominciata, ma la sensazione è che quanto visto nelle 12 ore dopo il primo shock sia nulla rispetto a quello che potrebbe accadere nella Striscia nei prossimi giorni. Lo stesso premier, Benjamin Netanyahu, invitando ieri sera i civili palestinesi a lasciare immediatamente Gaza, ha fatto capire che nessun opzione è esclusa. Israele non si limiterà a usare la totale supremazia aerea per martellare le basi terroristiche di Hamas, ma interverrà in forze sul terreno. Invadendo la Striscia di Gaza, insomma.
Uno scenario – comunque lo si guardi – da incubo e che molto probabilmente i vertici di quel movimento terrorista votato alla morte e all’odio che risponde al nome di Hamas hanno messo in conto. Troppo sofisticati, preparati, appoggiati da una grande potenza regionale come l’Iran per non avere idee chiarissime su quelle che sarebbero state le conseguenze di un incubo per Israele come quello vissuto ieri. È un esercizio di cinismo senza confini, messo in atto dai vertici al potere nella Striscia, dopo mesi e mesi di preparazione. Perché se è vero che il fallimento dell’intelligence israeliana è stato totale (torneremo sul punto), sono altrettanto scontate la furibonda reazione militare e le conseguenze sul terreno.
Tutto lascia intendere che Hamas voglia esattamente questo, per indurre gli Stati e le popolazioni arabe che lentamente ma costantemente si stanno avvicinando all’idea di stabilire relazioni diplomatiche con Israele – si pensi alla stessa Arabia Saudita – a ripensare una “realpolitik” che per Hamas deve essere la concretizzazione dei peggiori incubi. Oltre che per l’Iran.
I terroristi di Gaza sono di fatto isolatissimi nel mondo arabo, se si escludono altre formazioni foraggiate da Teheran come Hezbollah, ma restano – oltre che spietati oltre ogni misura – sufficientemente raffinati da portare a termine un’operazione del genere e del tutto incuranti del prezzo pagato dalle popolazioni costrette a vivere sotto il loro controllo.
Questo è un elemento cruciale, di cui Israele dovrà tener conto nei giorni a venire. Non basta dichiarare guerra, bisogna avere una strategia politica oltre quella militare.
di Fulvio Giuliani
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