Ius soli e Costituzione americana
Il provvedimento di Trump è contro quanto stabilito dalla Costituzione americana fin dal 1789. Non basterà un ordine esecutivo per cambiare le cose
Ius soli e Costituzione americana
Il provvedimento di Trump è contro quanto stabilito dalla Costituzione americana fin dal 1789. Non basterà un ordine esecutivo per cambiare le cose
Ius soli e Costituzione americana
Il provvedimento di Trump è contro quanto stabilito dalla Costituzione americana fin dal 1789. Non basterà un ordine esecutivo per cambiare le cose
Il provvedimento di Trump è contro quanto stabilito dalla Costituzione americana fin dal 1789. Non basterà un ordine esecutivo per cambiare le cose
La prima frase della Sezione 1 del XIV emendamento della Costituzione americana recita: «Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla loro giurisdizione sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono». Si tratta di uno dei tre cosiddetti “emendamenti della Ricostruzione”, approvati dopo la Guerra civile. Anche se una turista partorisce mentre si trova di passaggio in territorio statunitense, suo figlio sarà cittadino americano: un tipo di ius soli estremo che non vige in nessun’altra parte del mondo.
Fra tanti punti del programma di Trump che possono suscitare le più ampie perplessità, il più condivisibile è probabilmente quello che mira a rivedere questa situazione. Solo che si tratta appunto della Costituzione, che può essere cambiata con il processo di revisione previsto fin dal 1789 con l’articolo V della stessa Carta: proposta di emendamento da parte dei due terzi di Camera o Senato oppure convenzione costituzionale autorizzata dai due terzi delle legislature degli Stati federati degli Stati Uniti d’America; ratifica dai tre quarti delle legislature degli Stati federati o dalle convenzioni di ratifica autorizzate dagli Stati. Non basta dunque un ordine esecutivo del presidente, come Trump sta provando a fare. Ventidue Stati su 50 hanno subito annunciato ricorso, sostenendo che «il presidente non ha alcuna autorità di ignorare la Costituzione e nessuna disposizione costituzionale o legge gli conferisce il potere di determinare chi debba o non debba ottenere la cittadinanza statunitense alla nascita». È anche chiaro che una maggioranza per cambiare la Costituzione non c’è.
In esecuzione alla Costituzione, l’Immigration and Nationality Actstabilisce che «una persona nata negli Stati Uniti e soggetta alla sua giurisdizione è un cittadino degli Stati Uniti alla nascita». L’ordine esecutivo di Trump (“Proteggere il significato e il valore della cittadinanza americana”) aggiungerebbe che, per diventare automaticamente cittadino statunitense, un bambino nato negli Stati Uniti dovrebbe avere almeno un genitore che sia cittadino statunitense o residente permanente legale. E le dichiarazioni fatte in campagna elettorale chiariscono che lo scopo è frenare l’immigrazione illegale. Ma il XIV emendamento garantisce appunto la cittadinanza automatica a chiunque nasca negli Stati Uniti, indipendentemente dallo stato di immigrazione o dalla cittadinanza dei genitori. Fu votata nel 1868 per risolvere il problema degli schiavi liberati e tre decenni dopo la Corte suprema vi tornò sopra col caso “United States v. Wong Kim Ark”. La vicenda riguardava un figlio di cinesi residenti negli Stati Uniti che non erano cittadini ed erano rientrati nel Paese d’origine nel 1890. Lui era rimasto in America, ma quando nel 1895 andò in Cina a trovarli, al rientro negli Usa gli fu negato l’ingresso. Fece ricorso e nel 1898 la Corte suprema stabilì che egli era cittadino americano ai sensi delle «chiare parole e dell’intento manifesto» del XIV emendamento. Sole eccezioni: gli stranieri che si trovano negli Stati Uniti in qualità di diplomatici e i nati da genitori non cittadini in territori Usa americani sotto occupazione ostile.
Nel 1995 l’Ufficio di consulenza legale del Dipartimento alla Giustizia definì «indubbiamente incostituzionale» un disegno di legge per negare la cittadinanza a nati negli Stati Uniti in base allo stato di immigrazione o cittadinanza dei loro genitori. E due giorni fa il giudice federale John C. Coughenour (peraltro nominato da Reagan), chiamato a giudicare il primo dei cinque ricorsi presentati in materia dai 22 Stati, ha bloccato l’ordine esecutivo presidenziale di Trump in quanto «sconcertante» e «palesemente incostituzionale».
Di Maurizio Stefanini
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