L’Ucraina e le guerre del futuro
Oggi il conflitto in Ucraina si trasforma in un banco di prova per le tecnologie della guerra del futuro. Nel tentativo di colmare il divario di forze sul campo, Kyiv si sta in effetti trasformando in un centro di sperimentazione bellica
L’Ucraina e le guerre del futuro
Oggi il conflitto in Ucraina si trasforma in un banco di prova per le tecnologie della guerra del futuro. Nel tentativo di colmare il divario di forze sul campo, Kyiv si sta in effetti trasformando in un centro di sperimentazione bellica
L’Ucraina e le guerre del futuro
Oggi il conflitto in Ucraina si trasforma in un banco di prova per le tecnologie della guerra del futuro. Nel tentativo di colmare il divario di forze sul campo, Kyiv si sta in effetti trasformando in un centro di sperimentazione bellica
Storicamente i conflitti armati hanno agito da potente catalizzatore per l’innovazione tecnologica. Dalle guerre che hanno segnato il Novecento sono nate invenzioni che, una volta adattate, hanno rivoluzionato anche la vita civile. Dall’aeronautica alle telecomunicazioni, dall’informatica all’ingegneria spaziale fino al settore energetico. Oggi il conflitto in Ucraina si inserisce in questa tradizione, trasformandosi in un banco di prova per le tecnologie della guerra del futuro. Nel tentativo di colmare il divario di forze sul campo, Kyiv si sta in effetti trasformando in un centro di sperimentazione bellica. Fra droni, veicoli senza pilota e sistemi di sorveglianza avanzati, l’Ucraina è un laboratorio della guerra del futuro. Dove la possibilità di comunicazione diretta tra le Forze armate e i centri di ricerca permette di raggiungere rapidamente soluzioni efficaci. E compatibili con le esigenze concrete dei militari al fronte.
Fra le innovazioni più recenti, come riportato da “The Telegraph”, figura lo Zmiy (“serpente” in ucraino). Ovvero un robot sminatore radiocomandato che è in grado di bonificare aree minate nei territori contesi. Questo dispositivo – integrato all’interno di un ecosistema strategico come quello di Kyiv, che già si compone di elementi ad alto tasso di evoluzione ingegneristica – potrebbe consentire all’esercito ucraino di avere un vantaggio tattico nei confronti dell’avversario. Nonostante i notevoli progressi, le sfide rimangono numerose per la robotica militare. Non soltanto gli ingenti costi relativi alla produzione di questi dispositivi bellici, ma anche le difficoltà logistiche legate all’approvvigionamento energetico in prossimità della linea di confine comportano ostacoli concreti per un utilizzo su larga scala di questi strumenti.
Oltre alle difficoltà materiali, sorgono altresì quesiti etici e giuridici in merito all’adozione di congegni sempre più autonomi nei teatri di guerra. È infatti necessario distinguere tra due diverse modalità di utilizzo di questi strumenti tecnologici a supporto delle operazioni militari. Da un lato troviamo i sistemi remotizzati, ossia strumenti tecnologicamente avanzati – come i droni a pilotaggio remoto (Uav) – sempre più utilizzati in operazioni di ricognizione, intelligence e supporto a distanza delle truppe, che non espongono direttamente il personale militare alle ostilità. Queste tecnologie mirano a minimizzare i rischi umani, pur mantenendo un saldo presidio dell’operatore sulle decisioni belliche. Dall’altro lato si stanno invece affacciando sulla scena militare nuove macchine dotate di maggiore autonomia decisionale. In grado cioè di operare scelte autonome (anche letali) sulla base di algoritmi, sensori avanzati e intelligenza artificiale.
Se i sistemi remotizzati possono essere un elemento a salvaguardia della sicurezza del personale militare, l’impiego di armi autonome letali apre scenari incerti e costituisce un nodo di Gordio difficile da risolvere. È impossibile non tenere conto del fatto che l’impiego di sistemi robotici dotati di intelligenza artificiale solleva quesiti fondamentali. Chi può definire quale sia il limite discrezionale che può essere concesso a una macchina in un contesto bellico? Se molti ritengono fondamentale che ogni innovazione tecnologica non possa prescindere dall’approccio “human-in-the-loop”, esiste una corrente di pensiero che considera valicabile il limite umano, in ragione di una capacità ‘decisionale’ per le macchine dotate di intelligenza artificiale con margini di errore sempre più ridotti.
Pur mantenendo i tratti di un dramma geopolitico novecentesco, la guerra in Ucraina rappresenta il preludio di una nuova concezione del conflitto: un terreno dove il rapporto fra uomo e tecnologia ridisegna i confini della guerra del futuro.
di Lorenzo Della Corte
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