La Corea del Nord alla conquista dei mari
In Corea del Nord procede spedita la costruzione di una nuova nave da guerra, la più grande nella storia marittima di Pyongyang. Un passo avanti non da poco per il regime di Kim Jong-un

La Corea del Nord alla conquista dei mari
In Corea del Nord procede spedita la costruzione di una nuova nave da guerra, la più grande nella storia marittima di Pyongyang. Un passo avanti non da poco per il regime di Kim Jong-un
La Corea del Nord alla conquista dei mari
In Corea del Nord procede spedita la costruzione di una nuova nave da guerra, la più grande nella storia marittima di Pyongyang. Un passo avanti non da poco per il regime di Kim Jong-un
La Corea del Nord alza la tensione anche sul mare. Secondo recenti report satellitari della rete Maxxar, nel porto orientale di Namp’o procede spedita la costruzione di una nuova nave da guerra, la più grande nella storia marittima di Pyongyang. Un passo avanti non da poco per il regime di Kim Jong-un, che sempre più insistentemente vuole presentarsi come una vera e propria potenza regionale.
La nave, le cui caratteristiche sono al momento incerte, dovrebbe essere una moderna fregata lanciamissili. Stando ai dettagli noti alle intelligence sudcoreana e statunitense, l’unità è lunga circa 140 metri e sarà armata con celle di lancio verticale (Vls) per missili di vario genere. La forma della sovrastruttura, al momento schermata da teli scuri, lascia intuire una configurazione adatta a montare radar “phased-array” di ultima generazione. In entrambi i casi si tratta di tecnologie sconosciute in Corea del Nord e per la cui realizzazione Pyongyang non ha alcun tipo di competenza.
È dunque assai probabile che dietro questo nuovo progetto ci siano i russi. La necessità di Mosca di sdebitarsi con Kim per il suo supporto alla guerra in Ucraina (12mila soldati inviati come carne da cannone nel Kursk, milioni di proiettili d’artiglieria e centinaia di vecchi obici semoventi Koksan) si era già concretizzata con il significativo aumento delle attività di supporto al programma nucleare nordcoreano. Poi, a marzo, era stato annunciato lo sviluppo di un sottomarino lanciamissili ‘strategico’ a propulsione nucleare. Anche in questo caso era apparso evidente il supporto russo.
Ora arriva la nuova fregata. Secondo gli esperti, servirà almeno un altro anno prima che la nave possa entrare in servizio. Ma già la sua sola esistenza dimostra come Kim intenda espandere le sue capacità marittime. A oggi la flotta nordcoreana sarebbe composta da circa 400 unità di superficie e 70 sottomarini. Numeri da capogiro anche per una superpotenza, ma motivati dalla piccola dimensione dei battelli. I sommergibili sono per lo più costieri o molto vecchi (di derivazione sino-sovietica), così come le navi di superficie. Queste ultime sono per lo più pattugliatori, motoscafi lanciamissili e motovedette in gran parte risalenti agli anni Settanta e dunque prive, nel 2025, di effettive capacità di attacco. Servono al più per sorvegliare le acque territoriali contro intrusioni indesiderate (o fughe di civili).
L’introduzione in linea di una o due fregate moderne (pare che una seconda sia in cantiere a Chongjin) conferirebbe a Pyongyang una prima, parziale capacità di iniziativa militare marittima. A conferma delle mire di Kim c’è una sua dichiarazione dello scorso settembre, quando si era recato in visita al cantiere per una nuova, grande e moderna base navale: «Dato che presto saremo in possesso di grandi navi da guerra di superficie e sottomarini che non possono essere ancorati alle attuali strutture di ormeggio – aveva detto – la costruzione di uno scalo militare è diventata un compito urgente».
Per ora la minaccia marittima nordcoreana resta comunque più teorica che reale. Le flotte di Seul, Washington e Tokyo hanno una schiacciante superiorità tattica, numerica e tecnologica. Dal canto loro, la Cina e la Russia non sembrano troppo interessate a impegnarsi attorno alla Corea. Il Cremlino sembra però preferire un ammodernamento delle armate di Pyongyang, così che possano operare in autonomia. E questo, con Kim al comando, equivale a un maggiore rischio di escalation. Anche la nuova flotta andrà dunque monitorata con grande attenzione.
Di Umberto Cascone
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