La Moldavia sceglie l’Europa: libertà contro imperi
L’europeismo vince in Moldavia usando l’arma più bella e disarmata: quella della libertà e del voto. L’arma che viene negata ovunque si preferiscono le armi che uccidono e negano la libertà

La Moldavia sceglie l’Europa: libertà contro imperi
L’europeismo vince in Moldavia usando l’arma più bella e disarmata: quella della libertà e del voto. L’arma che viene negata ovunque si preferiscono le armi che uccidono e negano la libertà
La Moldavia sceglie l’Europa: libertà contro imperi
L’europeismo vince in Moldavia usando l’arma più bella e disarmata: quella della libertà e del voto. L’arma che viene negata ovunque si preferiscono le armi che uccidono e negano la libertà
L’europeismo vince usando l’arma più bella e disarmata: quella della libertà e del voto. L’arma che viene negata o deprivata di significato ovunque si preferiscono le armi che uccidono e negano la libertà, dalla Russia a Gaza. Quell’arma di libertà ha però bisogno d’essere accudita.
La Moldavia (o Moldova) è un piccolo Paese, ma in una posizione decisiva che ne ha segnato la storia, influenzata dall’imperialismo ottomano e russo. Nei libri di storia e in letteratura s’incontrano i nomi di Bessarabia e Bucovina, riconducibili a regioni variamente assegnate in passato, ai russi la prima e agli austriaci la seconda. Quando Hitler e Stalin s’accordarono nel 1939 – fu quel loro patto, Molotov-Ribbentrop, ad accendere la miccia della Seconda guerra mondiale, cosa che poi i sovietici negarono, la Russia del disgelo confermò e Putin torna a negare, in perfetto stile staliniano – Stalin volle la Moldavia per sé. Serviva ad aprire la strada per il dominio dell’intera area. Per questa stessa ragione, confinando con l’Ucraina, Putin ha investito denari e influenze per riconquistare quella posizione. Risultato: il partito europeista ha preso più del doppio dei seggi rispetto agli avversari che volevano ricongiungersi a Mosca.
Ne siamo felici, ma questo pone un problema all’Unione Europea, posto che la Moldavia è candidata a entrarci. Si pensi a cosa sarebbe successo se quell’ingresso fosse già avvenuto e ieri avessero vinto gli avversari dell’europeismo: ci si sarebbe ritrovati con un terzo Paese Ue, dopo Ungheria e Slovacchia, al servizio degli interessi di un nemico dell’Ue. Ma ora si pensi al risultato positivo e si consideri che sarebbe atroce non dare subito una risposta positiva agli elettori moldavi che, bocciando seccamente quella suggestione, hanno premiato la speranza europea. Tenerli in bilico per molto tempo (analizzando parametri economici e giuridici) sarebbe un errore, come lo sarebbe anche saltare i passaggi e farli entrare subito.
Per questo è necessario creare uno spazio tutto politico e più largo di quello dei Paesi Ue, uno spazio che è già appartenenza alla famiglia della libertà e della democrazia, senza essere necessariamente rispondente a tutti i criteri d’appartenenza all’Ue. Ne aveva già parlato Emmanuel Macron e la vittoria moldava rende tutto più urgente. È quella la chiave migliore per aprire porte a Est senza correre il rischio di squilibrare quanto si è già costruito. È quello lo strumento per parlare ai cittadini dell’Est Europa, accoppiandolo al sostegno all’Ucraina quale dimostrazione che non torneranno a essere lasciati soli. Come, purtroppo, non poté che avvenire all’esito dell’ultimo conflitto mondiale. Putin vuole ricostruire quel mondo ed è per questo che è un nemico della libertà e della civiltà democratica.
Colpisce (ne parla qui a fianco il professor Luca Ricolfi) che quella partita a Est – vitale per la nostra sicurezza e vitalizzante per i nostri ideali – susciti meno orrore e meno entusiasmi della partita in Medio Oriente. Certo che i cittadini di Gaza hanno diritto ad aspirare alla medesima libertà e alla medesima sicurezza, ma non le avranno mai finché resteranno ostaggi di Hamas. Da Gaza non è mai cessato l’attacco terroristico a Israele, ma a Gaza non c’è stata sempre la guerra, eppure non si ricordano elezioni (neanche farsa) dal 2006. Non c’è nulla da votare e quella di Hamas è una dittatura sanguinaria, le cui prime vittime sono i cittadini di Gaza e il cui bersaglio sono quelli d’Israele.
Lo sterminio avviato da Israele è inammissibile, ma pensare di combatterlo senza neanche accennare alla liberazione di Gaza da Hamas e dei palestinesi tutti da chi li usa esclusivamente per ricattare Israele è colpevole. Politicamente e moralmente colpevole. Israele commetterà l’ennesimo errore se qualcuno della Flotilla dovesse farsi male, ma quelli della Flotilla e il coro di chi li appoggia commetteranno sempre lo stesso errore se ometteranno la condanna dei nemici del popolo palestinese. Hamas in testa.
di Davide Giacalone
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
- Tag: esteri
Leggi anche

Hamas discuterà piano Trump, media: “Vuole chiudere la guerra”

Trump su Gaza: lui e Blair al comando, no deportazioni, Hamas fuori, Anp pure

Incontro Trump-Netanyahu. Il tycoon: “Ostaggi liberi in 72 ore. Se Hamas non accetta il mio piano, Israele è libero di agire”
