La regina dei divorzi UK: mai come gli uomini se chiediamo il part-time
L’inglese Ayesha Vardag è tra i più noti avvocati divorzisti al mondo. Per la carriera non ha rinunciato alla maternità, “ma per noi donne difficile giocarsela alla pari”
Entrare al 10 di Old Bailey è un po’ come entrare nella tana del lupo: l’importante è essere certi di non essere la preda. Superato il grande ingresso di vetro, si entra in uno degli studi legali più importanti di Londra, dove come padrona di casa ad accoglierti c’è Ayesha Vardag, soprannominata dal Time Magazine la “Regina dei divorzi”.
Specializzato nell’aiutare personalità con un “patrimonio molto elevato” a ottenere i migliori accordi possibili quando i loro matrimoni finiscono, il suo studio legale Vardags ha sede nella capitale inglese, capitale anche mondiale per i divorzi.
Nata a Oxford da madre inglese e padre pashtun, Ayesha Vardag studia legge all’Università di Cambridge, a cui segue una carriera nel diritto finanziario e commerciale nella City di Londra. Quando poi nel 2000 è lei che deve divorziare, capisce di voler fare di più e passa così al diritto di famiglia, e in particolare alla gestione dei casi di divorzio.
“Sono stata assunta dal mio avvocato divorzista, Raymond Tooth – racconta nel suo studio – Era il 1999 e stavo seguendo il mio divorzio. Visto che ero avvocato, ho deciso di seguire da vicino la mia causa dando una mano e così alla fine mi è arrivata una proposta di lavoro”.
È il 2005 quando poi decide di aprire il suo studio, che ora ha 120 dipendenti divisi tra Londra, Cambridge e Manchester. Attirando clienti facoltosi, personalità del mondo dello spettacolo e dello sport, reali inglesi e di tutto il mondo, si innesca spesso una folle corsa tra marito e moglie che vogliono divorziare e chiedere per primi il suo aiuto. Ma il suo cachet non è certo per tutte le tasche: si aggira infatti sulle 1000 sterline l’ora.
Come vede la situazione delle donne e delle madri lavoratrici oggi?
“Le donne percepiscono che la società pensi di loro che dovrebbero restare a casa con i figli per non essere considerate delle pessime madri. Essendo cresciuta con mia madre che lavorava, non ho mai avuto quest’idea. Volevo far vedere ai miei figli che le donne possono essere importanti nella vita e apportare dei cambiamenti la società. Le donne possono sedersi al tavolo delle trattative, avere delle responsabilità e la stessa posizione degli uomini. Ma l’unico modo per trovare un equilibrio è avere un aiuto e non mi sono sentita in colpa per questo. Ho sempre avuto una ragazza alla pari o un aiuto affinché io potessi avere il tempo di lavorare ad alti livelli. Se si vuole raggiungere lo stesso livello degli uomini, lo stesso stipendio, la stessa posizione, non si può chiedere di lavorare part time. Alla fine le aziende finiranno per non voler più dare lavoro alle donne. Dopo tutti i sacrifici fatti dalle donne, me compresa, temo che purtroppo si stia tornando indietro e che sarà difficile, alla fine, avere un posto alla pari degli uomini. E questo mi rende molto triste. Quando avevo i bambini piccoli, facevo fatica a trovare lavoro in quanto madre. E mi sentivo insultata perché sapevo che avrei lavorato alla pari o di più un mio collega uomo”.
Com’è cambiata la figura della donna nel divorzio?
“Quando ho cominciato 25 anni fa, c’era l’idea che la madre fosse la proprietaria dei figli. Ora questo è cambiato. I figli devono stare con entrambi i genitori a seconda delle circostanze. Non c’è di default una superiorità della madre rispetto al padre, anche se comunque le madri sono generalmente più presenti. Per quanto riguarda la sfera economica invece, dopo il 2000, con la causa White & White, la legge ha stabilito che il matrimonio è una partnership tra moglie e marito allo stesso livello e che quindi tutti i beni debbano essere divisi in modo perfettamente uguale. È stato in quel periodo che ho iniziato la mia carriera come avvocato divorzista. Con White & White è iniziata l’epoca d’oro del divorzio per le donne, trasformando l’Inghilterra nel paese più giusto per divorziare. Anche se le cose stanno cambiando.”
Lei è salita alla ribalta per un’altra importante causa.
Si. La Radmacher vs Granatino del 2010. La mia cliente aveva un contratto prematrimoniale, ma in Inghilterra non venivano presi in considerazione. Non avevamo la separazione dei beni, ma per me non aveva senso. In questo modo la gente non si sposava più per paura di perdere tutto. Poi si pensava che la donna fosse quasi accecata dall’amore e che avrebbe firmato qualsiasi cosa pur di sposarsi. Questo è un atteggiamento paternalistico, di un’altra epoca. Sia la Corte d’appello che la Corte Suprema sono stati d’accordo con me. Da quel momento è cambiato tutto e i patti prematrimoniali sono diventati legali e accettai dai tribunali inglesi”.
Sono trascorsi quasi 25 anni da quando la Vardag ha fondato il suo studio legale nella City, ora si occupa di circa 500 divorzi all’anno, rappresentando alcune delle persone più influenti del mondo. Il tutto non senza rinunce ma la maternità non figura tra queste.
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