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La riforma scolastica in Arabia Saudita

L’Arabia Saudita annuncia una riforma scolastica contro l’oscurantismo religioso, ridotte le ore dedicate agli studi islamici, introdotte le lezioni di finanza.
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La riforma scolastica in Arabia Saudita

L’Arabia Saudita annuncia una riforma scolastica contro l’oscurantismo religioso, ridotte le ore dedicate agli studi islamici, introdotte le lezioni di finanza.
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La riforma scolastica in Arabia Saudita

L’Arabia Saudita annuncia una riforma scolastica contro l’oscurantismo religioso, ridotte le ore dedicate agli studi islamici, introdotte le lezioni di finanza.
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L’Arabia Saudita annuncia una riforma scolastica contro l’oscurantismo religioso, ridotte le ore dedicate agli studi islamici, introdotte le lezioni di finanza.
Washington – L’Arabia Saudita ha recentemente annunciato l’attesa riforma dell’offerta didattica, che prevede una importante riduzione delle ore dedicate agli studi islamici. Nella scuola media le ore settimanali di religione islamica saranno pertanto quindici invece di trentaquattro, mentre nelle elementari saranno trenta invece di trentotto. Nel quadro della riforma, inoltre, il Ministero dell’Istruzione ha deciso che le scuole saudite dovranno dedicare più ore all’apprendimento della matematica, delle scienze, dell’inglese e dell’arabo. In aggiunta, per le superiori, saranno introdotte delle lezioni di finanza. I quotidiani sauditi hanno applaudito la nuova riforma, definendola in linea con la “Saudi Vision 2030” – che prevede un rinnovamento socio-economico e culturale del regno, voluto dal principe ereditario saudita Muhammad bin Salman (che più volte ha rifiutato la definizione di Stato Wahabita per l’Arabia Saudita) – e con la lotta all’estremismo religioso, intrapresa ormai da anni dal Paese. Il quotidiano online “Raialyoum.com” ha infatti scritto che la riforma scolastica «mira a formare [nuove] generazioni di sauditi». Il 24 agosto il giornalista saudita Mashari Al-Dhaidi ha poi affermato sulle pagine del noto quotidiano “Al-Sharq Al-Awsat”: «Quasi ogni settimana, in qualche Paese arabo o musulmano, sorgono dibattiti su fatwe o su controverse opinioni religiose (…) accompagnati da una insistente e continua richiesta di ‘riforma religiosa’, che altro non è che una riforma dell’educazione religiosa. (…) Gli studi religiosi sono un campo di studio accademico che non è immune dall’evoluzione, e modificarli non costituisce una trasgressione». Al-Dhaidi ha poi sostenuto che la stessa Shari’a (legge islamica) è sottoposta a modifiche, dato che alcune regole, che non riguardano più il mondo contemporaneo, si sono ‘atrofizzate’ e sono quindi decadute. «Quello che desidero dire è che è facile parlare della necessità di riforma religiosa, inclusa l’educazione religiosa; il vero obiettivo però è attuarla effettivamente e difenderla da coloro che vi si oppongono» ha concluso Al-Dhaidi. L’importante intellettuale saudita Turki Al-Hamad, considerato come una personalità vicina al principe ereditario bin Salman, ha inoltre scritto sul suo account Twitter: «[La riforma scolastica] è una decisione corretta. Tutto ciò che un semplice musulmano deve sapere nella sua vita è come svolgere i rituali religiosi e ciò che Allah ci ha dato da leggere nel Sacro Corano per eseguire la preghiera. Qualsiasi cosa in più non è necessaria, a eccezione delle persone che vogliono specializzarsi in diritto religioso». La giornalista Nora Shanar ha inoltre affermato sul quotidiano online saudita “Elaph.com”: «Il nostro governo sta compiendo sforzi importanti per formare insegnanti e sviluppare programmi di studio e metodi di insegnamento (…) per le scuole e le università, in modo tale che i [nostri] laureati (…) possano servire l’economia nazionale». Shanar ha poi aggiunto un elogio all’Arabia Saudita, che sempre più guarda verso il futuro: «La recente decisione di riformare [il sistema scolastico] mira a coltivare una società consapevole [capace di] competere nell’arena globale (…). Ecco perché il Ministero dell’Istruzione del regno saudita ha deciso di (…) aumentare le materie che riguardano la modernità, in modo da poterci inserire nell’[era della] rivoluzione scientifica».  Traduzione a cura di Anna Mahjar-Barducci

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