La risposta di Teheran agli attacchi USA: “Chiudere lo Stretto di Hormuz” – IL VIDEO
La risposta di Teheran agli attacchi USA: “Chiudere lo Stretto di Hormuz”. Lo ha affermato Esmail Kosari, membro della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale. Vance: “Sarebbe un suicidio”

Il Parlamento iraniano sta spingendo per chiudere lo Stretto di Hormuz in risposta ai raid statunitensi della notte tra il 21 e il 22 giugno. Lo riferisce l’agenzia Tass che ha raccolto l’annuncio di Esmail Kosari, membro della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale. La decisione finale per la messa in atto è ora nelle mani del Consiglio supremo di sicurezza nazionale. Allo stesso tempo JD Vance – il vice di Trump – ha affermato che sarebbe un vero e proprio “suicidio”, per l’Iran s’intende. “Tutta la loro economia passa attraverso lo Stretto di Hormuz. Perché dovrebbero farlo? Non credo abbia alcun senso”. Gli Stati Uniti nelle scorse ore hanno lanciato un massiccio attacco contro i principali impianti nucleari iraniani, un’operazione battezzata Operation Midnight Hammer.
Lo Stretto di Hormuz è un passaggio marittimo, nonché punto di congiunzione tra il Golfo Persico e il Golfo di Oman che sfocia nell’Oceano Indiano. Un collo di bottiglia lungo circa 50 km e largo – nei punti più stretti – appena 33 km che rappresenta la via obbligata per tutte le esportazioni di petrolio e gas naturale dei principali produttori del Medio Oriente. Come Arabia Saudita, Iraq, Kuwait, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Circa il 25% della produzione mondiale di greggio, infatti, transita proprio da quelle acque: oltre 18 milioni di barili al giorno. Si tratta dell’unica via d’accesso verso i mercati asiatici, europei e americani. E questo aspetto rende la protezione di questo passaggio vitale per la sicurezza energetica mondiale.
Nessuna nazione, oggi, ha il controllo esclusivo dello Stretto di Hormuz, tanto che il passaggio è regolato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS). Di comune accorso, la sicurezza della navigazione viene gestita e garantita Iran e Oman, che hanno riscuotono un pedaggio sulle navi in transito. Chiudere i rubinetti significherebbe inimicarsi il mondo globalizzato. L’eventuale interruzione del traffico costringerebbe i paesi produttori a utilizzare altre vie commerciali molto più onerose, con un’inevitabile impennata del costo dell’energia su scala globale. Dopotutto, gli interessi in gioco sono sotto gli occhi di tutti e usando lo Stretto come “leva” diplomatica, il regime potrebbe davvero firmare la sua condanna a morte.
Di Angelo Annese
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