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La stretta dei cinesi sull’Africa

Xi Jinping ha promesso un miliardo di dosi del vaccino Sinopharm per aiutare il continente più povero del mondo. Ma negli anni sono stati sollevati dubbi di legittimità sulle modalità di finanziamento scelte dalla Cina.
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Mentre l’Africa deve fare i conti con le nuove incertezze legate al diffondersi della variante Omicron del Coronavirus, Xi Jinping ha promesso che la Cina fornirà un miliardo di dosi di vaccino Sinopharm per aiutare il continente più povero del mondo a immunizzare il 60% della popolazione africana entro la fine del 2022. Parlando in video-conferenza da Pechino al Forum sulla Cooperazione tra Cina e Africa (Focap), il presidente cinese ha annunciato che la Repubblica Popolare donerà 600 milioni di dosi, mentre altre 400 milioni saranno prodotte grazie alla collaborazione tra le imprese cinesi e i Paesi africani. «Dobbiamo mettere le persone e la loro vita al primo posto, essere guidati dalla scienza, sostenere la rinuncia ai diritti sulla proprietà intellettuale sui vaccini per il Covid-19, mentre assicuriamo un autentico accesso alle dosi in Africa così da colmare le differenze nell’immunizzazione», ha detto Xi nel corso del forum ospitato quest’anno nella capitale del Senegal. L’annuncio del leader della Repubblica Popolare arriva mentre gli scienziati ammoniscono che bassi livelli di immunizzazione possono favorire l’emergere di nuove varianti e i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità evidenziano come in Africa solo il 7% della popolazione sia pienamente vaccinato.

Principale partner commerciale del continente e importante fonte di investimenti, la Repubblica Popolare promette anche di aiutare l’Africa nella ripresa economica post pandemia. Pechino ha annunciato investimenti nel continente per almeno 10 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, mentre saranno create aree per la cooperazione economica e costruito un parco industriale tra Cina e Africa. Se la maggior parte delle esportazioni dal continente verso la Repubblica Popolare sono nei settori dell’energia e delle materie prime, negli ultimi anni si sono moltiplicati gli appelli delle capitali africane a migliori condizioni di accesso al mercato cinese per i prodotti agricoli locali. Nel suo intervento al Focap Xi Jinping ha così promesso di portare a 300 miliardi il valore delle importazioni della Cina dall’Africa.

Negli ultimi vent’anni gli investimenti di Pechino sono stati fondamentali per lo sviluppo di diversi Paesi del continente – le banche di Stato di Pechino hanno finanziato grandi progetti infrastrutturali come autostrade, ferrovie, porti e aeroporti – anche se le capitali occidentali e la società civile africana hanno più volte puntato il dito contro pratiche commerciali opache, violazione delle leggi locali, scarsa attenzione ai diritti umani e alle questioni ambientali. Secondo i dati del China-Africa Research Initiative, tra il 2000 e il 2019 la Cina ha concesso ai Paesi africani prestiti per 153 miliardi di dollari e diversi analisti hanno messo in dubbio la sostenibilità finanziaria di questi progetti soprattutto nel settore delle infrastrutture, accusando Pechino di alimentare «trappole del debito» nel continente. È per esempio notizia di questi giorni che l’aeroporto di Entebbe, l’unico scalo internazionale dell’Uganda, potrebbe finire nelle mani della Cina se il governo di Kampala non dovesse essere in grado di ripagare o rinegoziare il debito contratto con la Repubblica Popolare.

 

di Francesco Radicioni

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