La vittoria di Zelensky, la sconfitta di Putin. Nelle immagini della visita del presidente ucraino a Washington, c’è tutto il disastro della folle avventura del dittatore russo, scatenata lo scorso 24 febbraio contro una nazione libera e sovrana. Un’aggressione in spregio non solo a qualsiasi principio di diritto internazionale, ma anche alla più banale logica e convenienza del suo stesso Paese.
L’uomo che Putin voleva morto nelle prime 12 ore di quella che non ha mai avuto il coraggio neppure di chiamare “guerra“, il presidente che doveva essere ammazzato dalle forze speciali di Mosca stoppate grazie all’accuratezza dei dati di intelligence forniti dagli Stati Uniti d’America, il capo di Stato che gli stessi USA si offrirono di “estrarre“ da Kiev il primo giorno di guerra per metterlo in salvo e che si rifiutò di abbandonare il suo Paese e il suo popolo, ieri assicurava la vittoria parlando dalla Casa Bianca. Al dittatore moscovita non resta, così, che schiumare rabbia, farneticare di “responsabilità“ collettive in quella che chiama “tragedia“ ucraina.
Ha perso e sa di aver perso, di non poterlo ammettere, come Zelensky vede e sente la vittoria, ma è perfettamente consapevole di quanto sia stretta e dolorosa la strada davanti al Paese, armato fino ai denti dalla Nato, ma pur sempre solo a combattere un nemico fortissimo e che non esita a bruciare vite umane e montagne di risorse in un’avventura in cui è ormai in gioco la sopravvivenza stessa del regime. La peggiore condizione in assoluto.
Il presidente americano Joe Biden lo sa, come sa che non potrà esserci la “pace giusta” di cui si è parlato ieri sera in conferenza stampa, senza che sia Kiev a indicare un’accettabile base di trattative. Come sa delle difficoltà e fatiche per tenere unito il fronte occidentale, la cui compattezza è alla base del disastro putiniano. E sa che le richieste di armi da parte di Zelensky continueranno a crescere, dopo i missili Patriot e come candidamente ammesso dal presidente ucraino davanti alla stampa internazionale.
La guerra continua e continuerà, infatti, con l’Occidente che scommette sulla capacità di Kiev di infliggere altri colpi mortali ai russi, prima di ipotizzare un realistico piano di colloqui. La guerra continua, ma Putin l’ha già persa.
di Fulvio Giuliani
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