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Le comunità ucraine in Italia

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Alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Roma domani e dopodomani, istituzioni, imprese e organizzazioni internazionali discuteranno del futuro del Paese. Saranno presenti anche le comunità ucraine in Italia

Le comunità ucraine in Italia

Alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Roma domani e dopodomani, istituzioni, imprese e organizzazioni internazionali discuteranno del futuro del Paese. Saranno presenti anche le comunità ucraine in Italia

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Le comunità ucraine in Italia

Alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Roma domani e dopodomani, istituzioni, imprese e organizzazioni internazionali discuteranno del futuro del Paese. Saranno presenti anche le comunità ucraine in Italia

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Ricostruire l’Ucraina significa attrarre investimenti. E si investe in ciò che si conosce e in ciò in cui si ha fiducia. Anche per questo le comunità di rifugiati ucraini in Europa svolgono un ruolo importante: per molti europei, ma anche per tanti italiani, rappresentano il primo contatto reale con un popolo che fino a qualche anno fa era quasi invisibile. Una presenza sempre più radicata e consapevole. Questo ruolo sarà messo in evidenza alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Roma domani e dopodomani, quando istituzioni, imprese e organizzazioni internazionali discuteranno del futuro del Paese. Sarà presente anche la comunità ucraina in Italia.

Gli ucraini regolarmente residenti nel nostro Paese sono quasi 400mila, per oltre il 75% donne. Dopo l’invasione russa del 2022 la comunità è cresciuta del 65% in un solo anno. Il 64% dei suoi membri ha un’occupazione: spesso si tratta di lavori fondamentali come l’assistenza alla persona, ma ci sono anche i servizi, la ristorazione e l’industria. Queste persone non devono essere considerate un costo ma un contributo. E sono organizzate. Il Congresso delle associazioni ucraine in Italia – presieduto da Lara Levchun e da Oksana Rohova – ha promosso gemellaggi tra città dei due Paesi, ha firmato memorandum con sei amministrazioni regionali ucraine e ha incontrato più volte istituzioni italiane e internazionali. È stato alla Camera dei deputati (per presentare le opportunità di investimento in Ucraina) e al Parlamento europeo per portare le istanze della comunità.

«L’Italia ha già dimostrato di essere al nostro fianco, ma ora si tratta di guardare al futuro» dice Lara Levchun. «Servono case, scuole, ospedali, ma anche lavoro, cultura e istruzione. Ricostruire non significa soltanto mettere mattoni, ma ridare dignità alla vita delle persone». Aggiunge Oksana Rohova: «Siamo in grado di attivare gemellaggi, promuovere progetti educativi e culturali, coordinare aiuti umanitari. Abbiamo reti, competenze e una conoscenza profonda del territorio che ci rende partner preziosi per le istituzioni. Rappresentiamo una voce della diaspora che può portare le esigenze reali delle persone nei luoghi decisionali. Per questo la nostra presenza alla conferenza è fondamentale: vogliamo che la ricostruzione non sia solo infrastrutturale ma anche sociale, culturale e umana».

Tra i gemellaggi già attivati ci sono quelli tra Bari e Bar (regione di Vinnycja), Corato e Romny (regione di Sumy), Trapani e Staryi Sambir (Lviv), Erice e Truskavets (Lviv), Silvi e Trostianets (Sumy), Sant’Angelo e Slavutych (Kyiv): città che portano sulle spalle i segni del conflitto, ma anche una volontà concreta di ripartire. Alla conferenza di Roma ne saranno presentati e firmati ufficialmente altri: «Siamo i curatori di queste relazioni. Conosciamo entrambe le realtà, sappiamo quali sono i bisogni e come mettere in comunicazione chi vuole aiutare con chi ha bisogno di aiuto. Abbiamo già organizzato una conferenza a Roma lo scorso marzo, coinvolgendo sei regioni ucraine (Rivne, Ternopil, Ivano-Frankivsk, Černivci, Vinnycja e Čerkasy) e numerose amministrazioni italiane, tra cui quelle delle regioni Campania, Puglia, Abruzzo e Sicilia. Ora portiamo il lavoro avanti». La fiducia è l’elemento chiave: «Se i progetti sono condivisi con le istituzioni italiane ed europee, non abbiamo dubbi che i fondi arriveranno davvero dove servono» conclude Levchun. 

Investire in Ucraina non è dunque soltanto un atto economico. È un gesto di fiducia. E spesso quella fiducia passa dai volti e dalle storie di chi, fuggito dalla guerra, ha trovato in Italia una nuova casa.

di Giulio Albano

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