Le macerie siriane
Il terremoto tra Turchia e Siria sembra essere opera di un destino beffardo, in un territorio già dilaniato da tensioni etniche, politiche e religiose
| Esteri
Le macerie siriane
Il terremoto tra Turchia e Siria sembra essere opera di un destino beffardo, in un territorio già dilaniato da tensioni etniche, politiche e religiose
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Il terremoto tra Turchia e Siria sembra essere opera di un destino beffardo, in un territorio già dilaniato da tensioni etniche, politiche e religiose
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Il terremoto tra Turchia e Siria sembra essere opera di un destino beffardo, in un territorio già dilaniato da tensioni etniche, politiche e religiose
Il terremoto al confine Nord-occidentale fra Siria e Turchia sembra opera di un destino beffardo. È stata colpita una zona dove negli ultimi anni si sono concentrate le maggiori tensioni etniche, religiose e politiche. In questo territorio è presente il conflitto fra la Turchia e i curdi che chiedono l’autonomia e l’indipendenza del Kurdistan. Per quanto riguarda la Siria la popolazione era appena uscita da una guerra civile durata 12 anni, ancora non completamente assopita. Le scosse hanno colpito la zona dove sono accatastati milioni di profughi e dove i jihadisti di al Nusra, Al Qaida e Isis controllano ancora frazioni di territorio.
È stato il terremoto più potente della regione negli ultimi 100 anni. Le città siriane più colpite sono Aleppo, Latakia, Hama e Idlib. Le stesse che negli anni sono state al centro degli scontri fra i miliziani dell’Isis, le forze governative siriane e quelle russe. Sì, il potere del presidente siriano Bashar al Assad, isolato a livello internazionale, dipende da Vladimir Putin e dall’esercito russo di stanza nella base militare di Hmeimim. In queste condizioni e con la guerra in Ucraina che divide il mondo, non sembra nella migliore posizione per poter gestire la situazione.
Mohamed Abu Salah, dell’associazione @uxilia, è testimone diretto della crisi umanitaria: «Sebbene il terremoto abbia colpito anche la Turchia, la situazione in Siria sembra molto più drammatica. Qui non esiste un vero e proprio “Stato” in grado si gestire l’emergenza, anche se le squadre della Protezione civile hanno fatto il possibile. I centri sanitari sono al collasso. Decine di migliaia di famiglie sono senza casa sotto la neve e la pioggia, senza cibo, cure mediche e riparo».
Il bilancio del terremoto è infatti sempre più drammatico, ormai siamo ben oltre le 10mila vittime e le centinaia di migliaia di feriti; l’Oms ha dichiarato che «fino a 23 milioni di persone potrebbero essere colpite dalle conseguenze del sisma». Ad aggiungersi a tutto questo c’è la forte recessione dell’economia siriana che ha portato alla fame 12,8 milioni di persone, con il 42% della popolazione che fa affidamento su fonti d’acqua non potabili.
Nel frattempo i cargo russi sono atterrati a Damasco per portare personale medico e generi di prima necessità. Finora in Siria sono arrivati pochissimi aiuti internazionali ed è molto probabile che faticheranno ad arrivarne anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Sembra infatti che nessun Paese occidentale abbia concreti piani per sostenere la Siria e non ci sono proposte per togliere l’embargo ad Assad.
Infine la Turchia, che ospita già la più grande popolazione di rifugiati del mondo – anch’essa colpita dal terremoto e in difficoltà per la gestione dell’emergenza – vedrà nei prossimi mesi e anni un ulteriore aggravio di flussi di persone che, scappando dalla Siria, vi cercheranno supporto per la loro sopravvivenza.
di Massimiliano Fanni Canelles
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