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Libia, quelle elezioni che slittano sempre

Le elezioni in Libia, già rinviate il 24 dicembre 2021 e riannunciate per il 24 gennaio 2022, sono state nuovamente rinviate entro la fine di giugno. Andare oltre giugno con la data delle elezioni sarebbe un rischio poiché si potrebbe riaprire il caos a causa del vuoto politico.
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Libia, quelle elezioni che slittano sempre

Le elezioni in Libia, già rinviate il 24 dicembre 2021 e riannunciate per il 24 gennaio 2022, sono state nuovamente rinviate entro la fine di giugno. Andare oltre giugno con la data delle elezioni sarebbe un rischio poiché si potrebbe riaprire il caos a causa del vuoto politico.
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Libia, quelle elezioni che slittano sempre

Le elezioni in Libia, già rinviate il 24 dicembre 2021 e riannunciate per il 24 gennaio 2022, sono state nuovamente rinviate entro la fine di giugno. Andare oltre giugno con la data delle elezioni sarebbe un rischio poiché si potrebbe riaprire il caos a causa del vuoto politico.
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Le elezioni in Libia, già rinviate il 24 dicembre 2021 e riannunciate per il 24 gennaio 2022, sono state nuovamente rinviate entro la fine di giugno. Andare oltre giugno con la data delle elezioni sarebbe un rischio poiché si potrebbe riaprire il caos a causa del vuoto politico.
Ogni giorno spunta una data nuova. Stiamo parlando delle elezioni in Libia: rinviate il 24 dicembre 2021, riannunciate (soprattutto come auspicio) per il 24 gennaio 2022 e adesso da tenersi entro la fine di giugno di quest’anno e non oltre. A tornare sulla questione è stata Stephanie Williams, consigliere speciale dell’Onu, che parlando con la Cnn ha spiegato che le presidenziali «devono tenersi entro la fine di giugno». A fine giugno infatti dovrebbe concludersi la road map concordata con il Forum di dialogo politico libico per la creazione di un governo di concordia nazionale, incaricato di unire il Paese dopo anni di guerre e divisioni. Una volta scaduta la road map, secondo l’incaricata delle Nazioni Unite per la Libia, andare oltre giugno con la data delle elezioni sarebbe un rischio poiché – chiusa la fase della concordia – si potrebbe riaprire il caos a causa del vuoto politico. Il condizionale, quando si parla di Libia, è d’obbligo e appunto per ridurlo al minimo (il condizionale) sarebbe il caso che il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron, protagonisti della proposta del ritorno in Libia a elezioni, con tanto di conferenza davanti al mondo, predisponessero e si facessero attori di un’iniziativa che accompagni la road map libica al successo. Per ragioni politiche e anche di interessi, visto che un ennesimo fallimento del voto a Tripoli significherebbe un fallimento dell’ambizioso progetto ispirato da Italia e Francia. Sbrigarsi.   Di Massimiliano Lenzi

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