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L’incespicare politico degli Stati Uniti

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In questo clima teso, a poco più di due mesi dalle elezioni di medio termine, la campagna elettorale degli Stati Uniti si annuncia a rischio di molti colpi sotto la cintura.
Stati Uniti

L’incespicare politico degli Stati Uniti

In questo clima teso, a poco più di due mesi dalle elezioni di medio termine, la campagna elettorale degli Stati Uniti si annuncia a rischio di molti colpi sotto la cintura.
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L’incespicare politico degli Stati Uniti

In questo clima teso, a poco più di due mesi dalle elezioni di medio termine, la campagna elettorale degli Stati Uniti si annuncia a rischio di molti colpi sotto la cintura.
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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, terrà oggi in prima serata (ovviamente orario Usa) un discorso agli americani e alle americane dall’Independence National Historical Park di Philadelphia per avvertirli – stando ad alcune anticipazioni arrivate dalla Casa Bianca e riprese anche dal quotidiano Washington Post” – che i loro diritti e le loro libertà sono sotto attacco da parte dei conservatori, insomma dei Repubblicani (una parte di loro almeno, quelli che Biden ha definito i Repubblicani Maga citando implicitamente l’acronimo dello slogan di Trump, Make America Great Again) e che i Democratici hanno fatto molto in questi primi due anni della sua presidenza per difendere i valori della democrazia americana.

Poiché i discorsi si commentano dopo averli ascoltati, in attesa di sentire le parole che Biden pronuncerà si possono fare alcune considerazioni sullo stato di salute della democrazia americana. Le elezioni di metà mandato si avvicinano, gli americani voteranno a novembre, e la retorica delle accuse e delle tensioni tra Democratici e Repubblicani si fa sempre più intensa. I primi accusano i secondi – i Maga egemonizzati da Donald Trump – di esser percorsi da tensioni autoritarie e di non credere nella democrazia. I Repubblicani, a cominciare da Trump, replicano che i Democratici stanno facendo un uso politico della giustizia per colpire i loro avversari, accuse rilanciate ogni giorno dopo la perquisizione Fbi nella villa in Florida dell’ex presidente repubblicano. Insomma, il clima non è affatto buono. Dal fronte democratico, dettaglio politico ma rilevante, stanno anche provando a dividere i Repubblicani tra trumpiani (i Maga) e critici di Trump: un tentativo che finora non ha funzionato.

A questo quadro poi, per non farsi mancar nulla, si è aggiunta di recente la polemica seguita all’ammissione del patron di Facebook che il Federal Bureau of Investigation (Fbi) chiese al social network di censurare notizie riguardanti i contenuti del computer portatile di Hunter Biden (figlio del presidente) e che Facebook censurò un articolo sullo stesso tema. Nei giorni scorsi, inoltre, “Fox News” ha dato la notizia che un agente del Fbi, accusato di faziosità proprio nell’indagine relativa al computer portatile di Hunter Biden, ha rassegnato le dimissioni mentre il giornale conservatore Washington Times” ha pubblicato questo mese una serie di denunce recapitategli da agenti anonimi Fbi che parlano di una «cultura di corruzione» radicata all’interno dell’agenzia di investigazione federale, descrivendone i vertici come «completamente fuori controllo».

In questo clima, a poco più di due mesi dalle elezioni di medio termine, la campagna elettorale si annuncia dunque a rischio di molti colpi sotto la cintura. Intendiamoci: in passato la democrazia Usa ha retto bene – grazie al suo sistema di pesi e contrappesi istituzionali – a scosse e momenti tremendi come lo scandalo Watergate, per citarne uno. Il fatto che abbia retto bene, però, non è un motivo per metterla ancora sotto stress. La politica americana ci rifletta, consapevole d’una gran responsabilità: il mondo libero e democratico, a cominciare dall’Europa, deve molto agli Stati Uniti. Gli deve la libertà.

di Massimiliano Lenzi

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