L’Iran e le guerre per procura
| Esteri
Hamas sostiene gli Houthi in una proxy war contro gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, questi ultimi insieme ad Israele, aspettano di vedere quale sarà la prossima mossa di Joe Biden.
L’Iran e le guerre per procura
Hamas sostiene gli Houthi in una proxy war contro gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, questi ultimi insieme ad Israele, aspettano di vedere quale sarà la prossima mossa di Joe Biden.
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L’Iran e le guerre per procura
Hamas sostiene gli Houthi in una proxy war contro gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, questi ultimi insieme ad Israele, aspettano di vedere quale sarà la prossima mossa di Joe Biden.
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AUTORE: Anna Mahjar Barducci
Gerusalemme – A Gaza, Hamas ha organizzato una manifestazione a sostegno del movimento degli Houthi, gruppo armato sciita e longa manus dell’Iran in Yemen. Lo scorso 17 gennaio gli Houthi hanno attaccato Abu Dhabi, facendo esplodere tre cisterne di petrolio e causando tre morti e sei feriti. L’attentato terroristico ha scatenato l’immediata reazione militare dell’esercito degli Emirati Arabi e dell’Arabia Saudita contro target degli Houthi in Yemen. Lunedì mattina il gruppo filo-iraniano ha nuovamente lanciato due missili balistici contro Abu Dhabi. La proxy war, la guerra per procura, in Yemen si è pertanto intensificata. L’Iran vuole mettere pressione agli Stati Uniti durante i negoziati sull’accordo nucleare e il piano è pertanto attaccare i migliori alleati di Washington: gli Emirati Arabi.
La storia si ripete. Lo scorso maggio Hamas – che come gli Houthi fa parte della rete dei movimenti sponsorizzati dall’Iran – aveva iniziato una guerra durata undici giorni contro Israele con lo stesso obiettivo: migliorare l’influenza negoziale di Teheran sull’accordo nucleare con Washington, per scongiurare nuove condizioni e sanzioni economiche. Hamas, infatti, non è più ormai un movimento di ‘resistenza palestinese’ ma un movimento regionale che segue le logiche politiche legate agli interessi dell’Iran. Per questo motivo, Hamas ha sostenuto pubblicamente gli Houthi, organizzando cortei per le strade di Gaza al grido di «Morte agli Stati Uniti!» e «Morte al clan dei Sauditi!».
Lo scorso giugno Mouath Abu Shemala, un membro di Hamas in Yemen, si era incontrato con Mohammed Ali Al-Houthi, figura di rilievo degli Houthi, suscitando forti critiche sui social media. Molti palestinesi infatti lamentavano il fatto che Hamas, un movimento sunnita, si fosse trasformato in un gruppo completamente subalterno agli interessi del regime sciita degli ayatollah. Hamas, che negli anni ha anche ricevuto il sostegno da parte del Qatar (che come l’Iran è nemico politico e militare degli Emirati Arabi e dell’Arabia Saudita), ha però scelto da tempo di schierarsi con Teheran contro l’asse Abu Dhabi-Riad. L’Arabia Saudita ha infatti arrestato quasi duecento palestinesi affiliati ad Hamas, temendo che il gruppo palestinese possa perpetrare assieme agli Houthi altri attentati sul proprio territorio (nel 2019 gli Houthi avevano persino lanciato un missile contro la Mecca).
Nel frattempo gli Emirati Arabi vogliono che gli Stati Uniti includano nuovamente gli Houthi nella lista delle organizzazioni terroristiche. Nel 2021, l’amministrazione Biden aveva tolto il gruppo yemenita da tale lista, causando non poco scontento ad Abu Dhabi e a Riad. Reinserire nuovamente gli Houthi nella lista significherebbe l’inasprimento delle relazioni con Teheran, che al momento Washington vorrebbe scongiurare. La tensione però è sempre più alta. Il quotidiano israeliano “Haaretz” ha riportato che, dopo Abu Dhabi, il porto di Eilat in Israele potrebbe essere il prossimo target degli Houthi e a quel punto anche Hamas ricomincerebbe una escalation contro lo Stato ebraico. Gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita e Israele aspettano pertanto di vedere quale mossa adotterà Washington, sperando che l’amministrazione Biden non preferisca scegliere una posizione soft nei confronti dell’Iran a scapito dei propri alleati.
di Anna Mahjar Barducci
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