L’Iran, noi e la libertà
 | Esteri
        
                La storia di Armita Geravand, la 16enne che a Teheran è stata pestata a sangue dalla Polizia morale, come una mannaia che si abbatte sulla libertà
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
L’Iran, noi e la libertà
La storia di Armita Geravand, la 16enne che a Teheran è stata pestata a sangue dalla Polizia morale, come una mannaia che si abbatte sulla libertà
        
                 | Esteri
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
L’Iran, noi e la libertà
La storia di Armita Geravand, la 16enne che a Teheran è stata pestata a sangue dalla Polizia morale, come una mannaia che si abbatte sulla libertà
        
                 | Esteri
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
AUTORE: Fulvio Giuliani
Queste poche righe sono per i nostri ragazzi, per i nostri figli. Per i più giovani.
Guardate e riguardate quelle immagini della metropolitana di Teheran, in cui si vede una ragazza come voi entrare camminando tranquillamente in un vagone con le amiche e uscirne sostenuta a braccia.
Si chiama Armita Geravand, ha 16 anni. È ricomparsa in una fotografia, in cui appare ricoverata in ospedale priva di conoscenza. Forse in coma, presumibilmente dopo essere stata pestata a sangue dai “custodi“ della morale pubblica. La famigerata Polizia morale, un abominio di Stato – più che altro – di cui vergognarsi sino alla fine dei giorni.
Guardatela quella ragazza, anche nelle immagini a campo molto lungo e sgranate tipiche delle telecamere di sicurezza. Si intuisce, comunque, che non è vestita in modo così dissimile da voi. Nei limiti del possibile e di ciò che viene concesso dal regime o aggirando i divieti, ascolta la vostra musica, prova a usare i vostri stessi social. Di sicuro vorrebbe farlo, se non fosse che in Iran rischi concretamente la galera o di essere ammazzato per qualcosa del genere o se non porti bene il velo. Se una ciocca di capelli sfugge al tessuto. Come nel caso della povera Mahsa Amini, uccisa di botte. Una mannaia che si abbatte sul desiderio di vita e libertà dei più giovani.
Cari ragazzi, guardate e riguardate quell’immagine. Se siete credenti, rivolgete una preghiera o comunque un pensiero a quella povera ragazza, sperando di non dover raccontare di un’altra tragedia irreparabile.
Riflettete su quanto siamo fortunati, nel nostro mondo imperfetto e pieno di ingiustizie che tante volte ci fanno comprensibilmente uscire di testa. Eppure libero e la libertà non ha prezzo.
Ragazzi come voi, sogni come i vostri, forse solo più forti, perché soffocati dal bavaglio di chi odia più di ogni altra cosa la luce della libertà. Eh sì, siamo fortunati, maledettamente fortunati, cari ragazzi.
Accarezziamola, tuteliamola, difendiamola ogni giorno la libertà. Spieghiamola – senza stancarci mai – a chi ci intossica con le teorie più ridicole e insopportabili, a base di presunti complotti contro il “popolo”.
Non sottraiamoci all’obbligo morale di spiegare l’oceano che divide il sacrosanto dovere di critica e stimolo dall’offesa generalizzata alla democrazia. A quei ragazzi vessati in Iran dobbiamo tutto il nostro impegno di persone serie.
di Fulvio Giuliani
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