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Kibbutz di Kfar Aza

Lo sgomento e l’angosciante verità

Dall’inferno del kibbutz di Kfar Aza emergono descrizioni di foto che non vedremo mai, per fortuna. Non è sufficiente parlare di terrorismo, è pulizia etnica, è antisemitismo puro
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Lo sgomento e l’angosciante verità

Dall’inferno del kibbutz di Kfar Aza emergono descrizioni di foto che non vedremo mai, per fortuna. Non è sufficiente parlare di terrorismo, è pulizia etnica, è antisemitismo puro
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Lo sgomento e l’angosciante verità

Dall’inferno del kibbutz di Kfar Aza emergono descrizioni di foto che non vedremo mai, per fortuna. Non è sufficiente parlare di terrorismo, è pulizia etnica, è antisemitismo puro
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Dall’inferno del kibbutz di Kfar Aza emergono descrizioni di foto che non vedremo mai, per fortuna. Non è sufficiente parlare di terrorismo, è pulizia etnica, è antisemitismo puro
Dall’inferno del kibbutz di Kfar Aza emergono le descrizioni di foto che non vedremo mai, grazie al cielo. Scene inimmaginabili, raccontate a fatica da chi è dovuto entrare in quegli edifici, farsi strada in un orrore inconcepibile da mente che voglia dirsi umana. Chi ha visto ancora adesso non riesce a credere a cosa siano stati costretti ad affrontare. Ragazze e ragazzi, i soldati di Israele di oggi, trascinati di peso negli incubi che furono dei loro bisnonni. Figurarsi cosa possiamo mai con le nostre povere parole. Quando si arriva a uccidere un neonato, quando si contano decine e decine di cadaveri nei loro letti, nelle stanze in cui fino a poche ore prima ridevano, parlavano, facevano progetti, curavano i propri figli, tutto si confonde in un dolore inimmaginabile. Inimmaginabile fino a sabato era qualcosa del genere, nonostante un conflitto centenario, il rosario di morte che ha accompagnato una convivenza considerata impossibile per decenni. Fino a sabato, quando aggettivi, parole, pensieri sono finiti. Di colpo. Restano le immagini, quelle apparentemente banali rispetto alla mattanza. Fra tutte, abbiamo scelto la foto di un lettino di un bimbo, uno di quelli che in Italia si vedevano negli anni ‘70. Giace semi rovesciato, su una catasta di altri mobili distrutti, brandelli di lenzuola, vestiti, oggetti di vita in uno scenario di morte. Impossibile non pensare al bambino che dormiva in quel letto: sarà sopravvissuto? I genitori saranno scappati in tempo? Magari era solo un vecchio lettino, inutilizzato da tempo. Tutto pur di non pensare all’indicibile, ma bambini e neonati, donne e uomini, vecchi e ragazzi sono stati raccolti, trucidati. Con un colpo di pistola, decapitati con un coltellaccio o lasciati bruciare. Non è sufficiente parlare di terrorismo, è pulizia etnica, è antisemitismo puro. È il ritorno di quello che abbiamo considerato per l’intera nostra vita – sino a ieri – non più replicabile. Non così: la lucida e strategica volontà di cancellare gli ebrei dalla faccia della terra. Quantomeno dalla Terra Santa. Questo è nazismo.   di Fulvio Giuliani

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