L’orrore di Dugin e i suoi prezzi
| Esteri
L’attentato alla figlia di Aleksandr Dugin, Darya Dugina, che l’è costato la vita è l’ennesimo esempio di quanto, in questa guerra infame e scellerrata, non esistano mai davvero vincitori e vinti.
L’orrore di Dugin e i suoi prezzi
L’attentato alla figlia di Aleksandr Dugin, Darya Dugina, che l’è costato la vita è l’ennesimo esempio di quanto, in questa guerra infame e scellerrata, non esistano mai davvero vincitori e vinti.
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L’orrore di Dugin e i suoi prezzi
L’attentato alla figlia di Aleksandr Dugin, Darya Dugina, che l’è costato la vita è l’ennesimo esempio di quanto, in questa guerra infame e scellerrata, non esistano mai davvero vincitori e vinti.
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AUTORE: Fulvio Giuliani
La premessa è doverosa anche se scontata: ogni atto terroristico è inaccettabile in quanto tale, ogni atto di cieca violenza resta ai nostri occhi senza alcuna possibile giustificazione. Nè ora, nè mai.
Tanto per essere chiari su quanto accaduto a Mosca, ai danni del “filosofo“ ultra putiniano Aleksandr Dugin, che ha visto morire davanti ai propri occhi la figlia Darya, nel rogo dell’auto presumibilmente saltata in aria per un ordigno piazzato all’interno. Da chi è la domanda che agita le ultime giornate della Russia e di Vladimir Putin.
L’automatica e istintiva accusa agli ucraini avrebbe una sua indiscutibile logica, ma diverse controindicazioni. A ben vedere, Kiev non avrebbe avuto proprio alcun interesse a realizzare o commissionare un atto così sanguinoso e spregevole, per le più banali conseguenze dirette che comporterebbe (rappresaglie) e per l’enorme danno di immagine che ne deriverebbe a livello internazionale. Ci sono molti altre modi di “far male“ a Putin, senza perdere il sostegno dell’opinione pubblica mondiale.
Che possano essersi messi in moto gruppi partigiani di varia natura, non direttamente riconducibili al governo ucraino è tutt’altra faccenda. Così come – secondo gli analisti di cose moscovite – resta altamente probabile la pista tutta interna alla Russia. Un simile atto di sangue è in ogni caso un grande smacco per lo zar, così come da sempre gli atti terroristici sono stati utilizzati da Putin per autorizzare i peggiori atti repressivi nelle diverse guerre periferiche che lo hanno visto protagonista. Un esempio per tutti, la Cecenia.
Piste valide, insomma, restano sia l’attacco trasversale al Cremlino che l’atto di destabilizzazione, per giustificare un pugno ancor più duro contro l’Ucraina. Una pessima storia, comunque la si guardi, l’ennesimo frutto maledetto di una guerra infame e scellerata.
di Fulvio Giuliani
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