L’Ucraina umilia l’aviazione russa: 40 bombardieri distrutti in basi a migliaia di chilometri dal fronte
Nemmeno la propaganda di Putin riesce a nascondere l’incredulità: «Molti bombardieri strategici dislocati negli aeroporti delle regioni di Irkutsk e Murmansk distrutti o danneggiati. È una Pearl Harbor russa»

L’Ucraina umilia l’aviazione russa: 40 bombardieri distrutti in basi a migliaia di chilometri dal fronte
Nemmeno la propaganda di Putin riesce a nascondere l’incredulità: «Molti bombardieri strategici dislocati negli aeroporti delle regioni di Irkutsk e Murmansk distrutti o danneggiati. È una Pearl Harbor russa»
L’Ucraina umilia l’aviazione russa: 40 bombardieri distrutti in basi a migliaia di chilometri dal fronte
Nemmeno la propaganda di Putin riesce a nascondere l’incredulità: «Molti bombardieri strategici dislocati negli aeroporti delle regioni di Irkutsk e Murmansk distrutti o danneggiati. È una Pearl Harbor russa»
Nemmeno la propaganda di Putin riesce a nascondere l’incredulità: «Molti bombardieri strategici dislocati negli aeroporti delle regioni di Irkutsk e Murmansk distrutti o danneggiati. È una Pearl Harbor russa. Si tratta certamente di un danno grave». Così un noto canale Telegram fiancheggiatore del Cremlino commenta il tremendo raid di droni ucraini che ha colpito le basi aeree di Olenya (regione di Murmansk, a 1.800 chilometri dal fronte) e di Belaya (regione di Irkutsk, nella Siberia meridionale, a 4.200 chilometri dal fronte). Un altro attacco sarebbe in corso a Ryazan, poco a sud di Mosca. Un’operazione coordinata dall’Sbu, i servizi segreti di Kyiv. Il bilancio, per la Russia, appare catastrofico: nelle due principali basi dei suoi bombardieri strategici risulterebbero distrutti almeno 40 velivoli, tra ricognitori radar Beriev A-50 e bombardieri pesanti Tupolev Tu-95 e Tu-22M3.
Si tratta della colonna portante delle forze di attacco a lungo raggio dell’aviazione del Cremlino, i vettori da cui da tre anni partono gran parte dei missili da crociera che martoriano il territorio avversario. Una perdita di capacità così grande lascerà il segno, e nemmeno gli organi d’informazione vicini al regime putiniano riescono a nasconderlo. Di quei bombardieri non se ne producono più da decenni, le linee di assemblaggio sono in disuso: sarà impossibile sostituirli in tempi ragionevoli. Questo, inoltre, intacca il già difficile equilibrio militare con Washington. Se, infatti, finora entrambe le nazioni avevano quasi lo stesso numero di bombardieri strategici, ora gli Usa sono in nettissimo vantaggio.
Una tragedia, come azzardano alcuni canali russi, annunciata. Sin dall’inizio della guerra era stata criticata la scarsa attenzione alla difesa delle basi aeree, oltre alla vecchia consuetudine di lasciare i velivoli parcheggiati sulle piste (indifesi). Ma il Cremlino, fatta eccezione per gli aeroporti più vicini al fronte, non ha rimediato. Il risultato è drammatico: se i numeri saranno confermati, in un solo giorno la Russia ha perso un terzo dei suoi bombardieri (in servizio ce ne erano 123, fino a questa mattina).
Un incubo che potrebbe non essere ancora finito. Mentre Putin convoca una riunione d’emergenza dello staff militare al Cremlino, una nuova grande esplosione viene riportata a Severomorsk (regione di Murmansk). Qui si trova la più grande base di sottomarini a propulsione nucleare in Russia. Il tutto beffando l’intelligence putiniana: i droni (perché con questi si è svolto l’attacco) decollano da camion parcheggiati a poca distanza dagli aeroporti nel mirino. Dopo essere entrati nel Paese indisturbati.
Di Umberto Cascone
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