L’Ue gela i putiniani e congela il petrolio russo
| Esteri
L’UE ha trovato un accordo sull’embargo al petrolio di russo con un blocco immediato di 2/3 delle importazioni via mare per giungere al 90% entro 6 mesi, anche via oleodotto.

L’Ue gela i putiniani e congela il petrolio russo
L’UE ha trovato un accordo sull’embargo al petrolio di russo con un blocco immediato di 2/3 delle importazioni via mare per giungere al 90% entro 6 mesi, anche via oleodotto.
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L’Ue gela i putiniani e congela il petrolio russo
L’UE ha trovato un accordo sull’embargo al petrolio di russo con un blocco immediato di 2/3 delle importazioni via mare per giungere al 90% entro 6 mesi, anche via oleodotto.
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L’Unione Europea ha trovato l’intesa sull’embargo al petrolio russo, nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca. L’accordo è stato raggiunto pochi minuti prima della mezzanotte dal Consiglio europeo straordinario di Bruxelles. Sancisce il blocco immediato dei 2/3 delle importazioni di greggio (quelle via mare) e del 90% entro sei mesi, anche via oleodotto.
Un’intesa difficile, resa quantomai complessa dalla posizione dell’Ungheria per la sua pressoché totale dipendenza dal petrolio russo. Eppure, come più volte qui su La Ragione avevamo previsto e alla faccia dei catastrofisti, i 27 hanno trovato il modo e la forza per un ulteriore passo avanti nell’isolamento della Russia di Putin.
Una strategia da cui l’Unione non si allontana, restando ferma (ed era tutt’altro che scontato, come sottolineato ieri nell’accorato appello ai leder Ue del presidente ucraino Volodymyr Zelenski) nel proposito di costringere lo zar ad accettare prima o poi una trattativa, sulla spinta di sanzioni che stanno letteralmente smontando pezzo dopo pezzo il sistema economico russo.
Una fermezza di straordinario valore politico, che si accompagna alle parole del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi: “Putin non deve vincere e sarà l’Ucraina a stabilire i termini della pace”.
È così servito chi scommetteva sulla spaccatura dell’Europa e del fronte occidentale, anche in un’Italia perennemente attraversata da rigurgiti antiamericani e da amori per Putin che fanno giri immensi e poi ritornano.
Al contempo, resta il segnale mandato da Washington a Mosca, con il rifiuto – almeno momentaneo – di rifornire Kiev di missili a medio gittata.
Polso fermo e spiragli lasciati al Cremlino, nella speranza che la dura realtà dell’isolamento e delle sanzioni spinga l’ossessionato Vladimir Putin a fare un passo.
di Fulvio Giuliani
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