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Macron-Meloni, asse sulla difesa Ue 

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Sulla linea della difesa Ue e di un riarmo necessario, le differenze fra Meloni ed Emmanuel Macron sono evaporate

Macron Meloni

Macron-Meloni, asse sulla difesa Ue 

Sulla linea della difesa Ue e di un riarmo necessario, le differenze fra Meloni ed Emmanuel Macron sono evaporate

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Macron-Meloni, asse sulla difesa Ue 

Sulla linea della difesa Ue e di un riarmo necessario, le differenze fra Meloni ed Emmanuel Macron sono evaporate

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Il presidente francese Emmanuel Macron è convinto (giustamente) che, seppur nell’ambito della sinergia con la Nato, «per essere liberi bisogna essere temuti e per essere temuti bisogna essere potenti» perché i valori – quando necessario – si difendono anche con la forza. Per questa ragione Parigi sta puntando, per il suo riarmo dentro il piano Ue e nell’Alleanza Atlantica, sull’industria militare nazionale ed europea.

È notizia di queste ore – anticipata dal sito “Politico” (solitamente bene informato), che cita come fonti due alti funzionari transalpini – che la Francia non aderirà al piano presentato dal segretario generale della Nato Mark Rutte e dal presidente americano Donald Trump, che prevede l’acquisto di armi americane da inviare all’Ucraina per sostenerla contro l’invasione russa. Il sostegno di Macron a Kiev resta intatto in tutta la sua fermezza ma il presidente francese è convinto che sia tempo che gli europei diano vita a una base industriale europea per la difesa, magari anche creando consorzi fra le aziende più forti di alcuni dei Paesi membri (e l’Italia è fra questi), anziché comprare armi da Washington. Del resto, se è arrivato il tempo (ed è giunto) di creare una difesa Ue per concretizzare il piano di riarmo europeo già approvato in sede comunitaria, questa è la strada.

A tal riguardo appare molto interessante sotto il profilo politico la posizione espressa in questi giorni dal nostro ministro della Difesa. Dopo le parole di Macron sulla necessità di essere forti per difendere i propri valori (pronunciate il 14 luglio, data simbolo della Rivoluzione francese e anniversario della presa della Bastiglia), Guido Crosetto ha detto in modo chiaro che l’Eliseo ha ragione, aggiungendo che Francia e Italia «sono Paesi uniti da una solenne promessa, una promessa fra popoli». Insomma, sono Paesi fratelli. Non occorre qui tirar fuori il Trattato del Quirinale siglato nel 2021 fra Parigi e Roma, ma merita semmai evidenziare alcuni aspetti politici rilevanti.

Sulla linea della difesa Ue e di un riarmo necessario, Italia e Francia sono oggi sulle stesse posizioni e le differenze fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron sono evaporate (di certo lo sono su questo argomento). Secondo punto altrettanto importante, entrambi i Paesi condividono la necessità di sviluppare un’industria militare europea senza deprimere le industrie nazionali del settore ma semmai esaltandole con l’obbiettivo di sforzi mirati e comuni. Terzo punto, squisitamente politico: quando parlano di come sviluppare la difesa Ue, l’Italia di Giorgia Meloni e la Francia di Emmanuel Macron sono i due governi più europeisti del Vecchio Continente. Per stare a un altro dei grandi Paesi Ue, lo sono più della Spagna del socialista Pedro Sánchez (su posizioni pacifiste e restio al tema del riarmo).

Badate bene, il comprare oppure no armi dall’America non è questione di esser trumpiani o anti trumpiani ma di essere più o meno europeisti. Quando la storia cambia velocemente e radicalmente, come in questo momento, oltre a grandi drammi (come le guerre in corso) si creano anche grandi opportunità e una di queste è creare finalmente, dopo una marea di chiacchiere, una difesa europea puntando sull’industria militare europea. Macron e Meloni lo hanno capito. Adesso si tratta di farlo.

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