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Marocco: tragedia, dolore e rimpianto

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Il governo marocchino fa l’offeso, accettando l’aiuto di soli quattro Paesi e lasciando i propri cittadini inermi dopo il disastroso terremoto
Marocco

Marocco: tragedia, dolore e rimpianto

Il governo marocchino fa l’offeso, accettando l’aiuto di soli quattro Paesi e lasciando i propri cittadini inermi dopo il disastroso terremoto
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Marocco: tragedia, dolore e rimpianto

Il governo marocchino fa l’offeso, accettando l’aiuto di soli quattro Paesi e lasciando i propri cittadini inermi dopo il disastroso terremoto
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23 novembre 1980. Chi scrive aveva 10 anni il giorno del devastante terremoto in Irpinia. Un trauma vissuto in prima persona a Napoli, perché il terremoto è un’esperienza che ti segna. Sedimenta, fino a restarti dentro, in forma di paura assoluta, atavica, ancestrale. Davanti alla tragedia in Marocco, anche per tutto questo, la reazione non è solo di vicinanza umana. È di riconoscimento. Di dolorosa memoria, mentre non riusciamo neppure a farci un’idea di quanti morti si conteranno ed è praticamente impossibile avere una stima dei danni subiti, delle persone bisognose di aiuto. Spesso letteralmente di tutto. Il governo marocchino (in modo misterioso) fa l’offeso e l’inutilmente orgoglioso rifiutando gli aiuti se non da soli quattro Paesi, quando avrebbe bisogno di qualsiasi cosa. Altro che da quattro Nazioni sì e da tutti gli altri no. Il re è letteralmente sparito, perché un video senza audio di neppure un minuto e le veline di regime non possono nascondere il disastro totale, dopo una simile tragedia. Organizzativo, infrastrutturale, ma anche economico. Diciamo la verità: ci eravamo almeno in parte illusi che il Marocco fosse riuscito a mettersi alle spalle caratteristiche ormai anacronistiche. Anche perché in Occidente abbiamo un bisogno talvolta morboso di individuare Paesi – in quella parte di mondo che va dal Maghreb allo sconfinato Medioriente – con tracce per noi riconoscibili di modernità, laicità, rispetto dei diritti e delle differenze di genere. Sia chiaro, errori, difficoltà, ritardi e ipocrisie fanno parte del nostro quotidiano (e spesso le relative critiche dominano questi spazi) ma nonostante tutto restiamo incommensurabili per un mondo in cui può accadere di abbandonare letteralmente al loro destino centinaia di migliaia di cittadini. Vecchi e bambini compresi, dopo un simile sfacelo. Dolore, dunque, ma anche profonda inquietudine e amarezza. di Fulvio Giuliani

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