Messico verso l’autarchia
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Dal prossimo anno il Messico rivedrà le politiche economiche e di export in rapporto al greggio. L’autosufficienza energetica e le nuove prospettive dell’industria petrolifera sono tra le principali promesse elettorali del presidente Manuel López Obrador, che punta a ottenere entro il 2024 l’86% della capacità operativa di raffinazione del greggio sul territorio nazionale.

Messico verso l’autarchia
Dal prossimo anno il Messico rivedrà le politiche economiche e di export in rapporto al greggio. L’autosufficienza energetica e le nuove prospettive dell’industria petrolifera sono tra le principali promesse elettorali del presidente Manuel López Obrador, che punta a ottenere entro il 2024 l’86% della capacità operativa di raffinazione del greggio sul territorio nazionale.
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Messico verso l’autarchia
Dal prossimo anno il Messico rivedrà le politiche economiche e di export in rapporto al greggio. L’autosufficienza energetica e le nuove prospettive dell’industria petrolifera sono tra le principali promesse elettorali del presidente Manuel López Obrador, che punta a ottenere entro il 2024 l’86% della capacità operativa di raffinazione del greggio sul territorio nazionale.
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AUTORE: Domenico Letizia
Dal prossimo anno il Messico rivedrà le politiche economiche e di export in rapporto al greggio mentre gli Stati Uniti d’America stanno già puntando alla crescita delle esportazioni di gas in Europa e nel resto del mondo. Petróleos Mexicanos (Pemex), tra le principali compagnie nazionali messicane, smetterà di esportare il greggio per sostenere e implementare il consumo interno. «Dal 2023 utilizzeremo il greggio messicano per il consumo interno» ha affermato Octavio Romero Oropeza, direttore generale della compagnia petrolifera statale. Il greggio messicano sarà raffinato nel Paese e utilizzato entro i confini nazionali per garantire l’approvvigionamento di carburante e superare le problematiche energetiche degli ultimi anni.
Nel corso di una recente conferenza stampa, il direttore Oropeza ha presentato un dossier approfondito, individuando dieci azioni realizzate dalla compagnia petrolifera di Stato per conformarsi alle nuove direttive del governo in tema di «diversificazione e trasformazione energetica», elaborate dal presidente Andrés Manuel López Obrador che nel suo programma elettorale ha promesso il raggiungimento dell’autosufficienza energetica.
L’amministrazione della società Petróleos Mexicanos ha mostrato alla stampa i dati di produzione e funzionamento della compagnia, evidenziando che dal dicembre 2018 sono stati prodotti 1,71 milioni di barili di greggio al giorno. Attualmente la produzione si attesta attorno ai 1,75 milioni di barili quotidiani ed entro il 2024 dovrebbe salire a quota 2 milioni. Nel 2021 sono stati esportati circa 1.019 milioni di barili di greggio che dal prossimo anno non saranno più disponibili per il mercato estero.
La ricchezza generata dal petrolio esportato ha peraltro consentito di poter investire sugli impianti nazionali e rivedere completamente le capacità di raffinazione e distribuzione della compagnia statale, aumentando le quantità e scommettendo sulla distribuzione nazionale. Rocío Nahle, segretario del governo del Messico per le questioni energetiche, ha evidenziato che il considerevole aumento delle capacità di raffinazione della compagnia statale, la riabilitazione e il funzionamento di altre sei raffinerie in territorio messicano e la costruzione della nuova raffineria di Dos Bocas, ubicata nel Sud-est del Paese, consentono al Paese di riscrivere una nuova pagina per la politica energetica nazionale.
L’autosufficienza energetica e le nuove prospettive dell’industria petrolifera sono tra le principali promesse elettorali del presidente Manuel López Obrador. Il governo messicano punta a ottenere entro il 2024 l’86% della capacità operativa di raffinazione del greggio sul territorio nazionale.
La compagnia petrolifera di Stato ha registrato perdite enormi nel corso dei primi nove mesi del 2021 e le istituzioni nazionali stanno tentando di rimediare a quella che è stata definita «la peggiore crisi economica della compagnia di Stato messicana». Soltanto l’anno scorso il governo ha sostenuto quest’ultima con contributi e donazioni pari a 19 miliardi di dollari, diversificati tra iniezione di capitale, riduzione delle tasse e pagamenti dei debiti: elaborazioni economiche confermate anche dal rapporto finanziario di Moody’s sulle attività di imprese commerciali e statali.
Con tali operazioni il presidente messicano punta a rivedere il quadro energetico nazionale senza dover ricorrere all’aumento delle tasse e del prezzo del greggio per i cittadini messicani, evitando di scatenare un nuovo malcontento generale.
Di Domenico Letizia
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