Nella terribile vicenda dei migranti bloccati al confine tra Polonia e Bielorussia, usati come strumento di ritorsione in uno scontro che di umano non ha proprio nulla, c’è qualcosa che invece di umano ha tutto. Ed è quello che stanno facendo tanti contadini polacchi, quelli che abitano più vicini al filo spinato e alle milizie schierate. Mettono da parte coperte, acqua, patate, vestiti.
Li lasciano fuori dalla porta, al calar della sera. E il giorno dopo questi non ci sono più: sono stati raccolti dai volontari delle associazioni impegnate in questa ennesima emergenza umanitaria, che li portano alle centinaia di persone da giorni bloccate in un limbo, al gelo. I militari polacchi chiudono un occhio, perché esiste un confine fondamentale fra ciò che gli ordini impongono e condannare alla morte altre vite umane, tra cui tanti bambini.
Immagini e gesti che riportano ancora una volta indietro nel tempo, ad altre solidarietà, ad altri uomini e altre donne che durante conflitti ed emergenze cercavano come potevano di alleviare le sofferenze di qualcun altro. Perché se è vero che quello che sta avvenendo è un ricatto messo in atto dalla Bielorussia con la copertura della Russia, la sua conseguenza è una crisi umanitaria. L’ennesima.
Come se le persone fossero strumenti per far valere il proprio potere. Nulla di nuovo, nulla è cambiato. Per fortuna neanche la solidarietà. E perciò diciamo grazie ai contadini polacchi, che ci ricordano come non possa esistere l’Europa se non si ha rispetto della vita umana.
di Gaia Bottoni
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Tag: immigrazione, UE
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