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Nato più forte e coesa che mai

Vertice NATO a Washington, fortemente voluto da Biden per festeggiare i 75 anni dell’Alleanza. Il commento di Maurizio Geri, analista per la NATO negli Usa e in Europa

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Nato più forte e coesa che mai

Vertice NATO a Washington, fortemente voluto da Biden per festeggiare i 75 anni dell’Alleanza. Il commento di Maurizio Geri, analista per la NATO negli Usa e in Europa

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Nato più forte e coesa che mai

Vertice NATO a Washington, fortemente voluto da Biden per festeggiare i 75 anni dell’Alleanza. Il commento di Maurizio Geri, analista per la NATO negli Usa e in Europa

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Vertice NATO a Washington, fortemente voluto da Biden per festeggiare i 75 anni dell’Alleanza. Il commento di Maurizio Geri, analista per la NATO negli Usa e in Europa

Il vertice NATO a Washington è stato fortemente voluto dal Presidente Usa, Joe Biden, per celebrare i 75 anni dell’Alleanza. Ma è anche l’occasione per ricompattare l’Alleanza, il cui segretario generale uscente Jens Stoltenberg ha sottolineato l’obiettivo principale: «La Russia deve accettare una soluzione in cui l’Ucraina prevalga come nazione sovrana e indipendente». Giorgia Meloni, presente nella capitale statunitense, ha confermato l’esigenza di «mandare un grande messaggio di unità e di capacità di adattamento a un mondo che sta cambiando». «Il mondo è gradualmente cambiato dal 1999, quando la Russia ha deciso un diverso proprio approccio alle relazioni internazionali, prima con il discorso di Vladimir Putin del 2007 a Monaco, quando ha affermato di voler essere alternativo al sistema internazionale, a suo dire dominato e monopolizzato dagli Stati Uniti. Poi ha espanso le sue periferie, invadendo nel 2008 la Georgia e nel 2014 la Crimea. L’Unione europea si è chiusa gli occhi usando l’appeacement con diverse concessioni, come accaduto in passato con altri dittatori. Ma la storia insegna che questo approccio non serve a fermare gli imperi», commenta Maurizio Geri, ricercatore presso la George Mason University a Washington, già analista per la NATO negli Usa e in Europa. «Oggi la NATO è più salda che in passato: in occasione del 50esimo anniversario c’erano meno partner, ma negli ultimi 20 anni l’alternativa russo-cinese ha preso sempre più forza e di conseguenza il mandato dell’Alleanza è diventato fondamentale: la difesa delle democrazie».

Un obiettivo che non cambierebbe anche se alla guida degli Usa dovesse tornare Donald Trump. In America il timore di un’uscita dalla NATO, infatti, non viene neppure preso in considerazione: «Durante il mandato di Biden è passata una legge per cui, per ritirarsi da accordi o organismi internazionali occorre la maggioranza al Congresso, quindi anche volendo Trump non potrebbe farlo da solo – spiega Geri – Ma sarebbe anche controproducente per gli Usa, non solo perché perderebbero la garanzia della difesa alleata in caso di necessità (come accaduto nel 2001 dopo gli attacchi alle Torri Gemelle, invocando l’articolo 5), ma perché a risentirne sarebbe il comparto militare, che è tra i più avanzati al mondo e che vende i propri armamenti agli alleati o li produce in joint venture».

Le dichiarazioni di Trump in passato, quindi, sarebbero solo minacce per spingere gli alleati a spendere di più in difesa: «L’obiettivo è già stato toccato in molte realtà: 23 Paesi hanno raggiunto il 2% di spesa, molti anche il 3 o 4%», conferma Geri, che smentisce anche il rischio di una perdita di credibilità degli Usa, guidati da un Biden che ha mostrato chiari segni di debolezza dopo l’ultimo dibattito tv. «La leadership del singolo conta meno rispetto all’hard e al soft power americano, cioè rispettivamente il suo potere economico-militare e la capacità di attrazione. Gli Usa sono ancora il miglior modello di democrazia a cui si guarda, anche perché Biden (o Trump) non sono uomini soli al comando: è il complesso di figure che li circonda, come il segretario alla Difesa, di Stato, ecc. che compone la policy finale. Le decisioni sono collegiali, come lo sono quelle della NATO».

Di Eleonora Lorusso

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