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Nel nero del Mar Nero

La Moldavia è strategicamente rilevante per il controllo del Mar Nero. Questo mare, infatti, è il principale snodo commerciale per il passaggio di grano e petrolio dalle terre slave e asiatiche verso l’Europa e il resto del mondo.
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Nel nero del Mar Nero

La Moldavia è strategicamente rilevante per il controllo del Mar Nero. Questo mare, infatti, è il principale snodo commerciale per il passaggio di grano e petrolio dalle terre slave e asiatiche verso l’Europa e il resto del mondo.
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Nel nero del Mar Nero

La Moldavia è strategicamente rilevante per il controllo del Mar Nero. Questo mare, infatti, è il principale snodo commerciale per il passaggio di grano e petrolio dalle terre slave e asiatiche verso l’Europa e il resto del mondo.
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La Moldavia è strategicamente rilevante per il controllo del Mar Nero. Questo mare, infatti, è il principale snodo commerciale per il passaggio di grano e petrolio dalle terre slave e asiatiche verso l’Europa e il resto del mondo.
La Moldavia, una piccola repubblica a Ovest dell’Ucraina, negli ultimi secoli è stata sempre sotto la dominazione russa, prima zarista e poi sovietica. Oggi la sua Costituzione ne impone la neutralità e recentemente ha iniziato l’iter di adesione all’Unione europea. Nel conflitto russo-ucraino si è mostrata solidale a Kiev accogliendo i suoi rifugiati. Ma il suo confine con l’Ucraina è da tempo oggetto di tensioni e contrasti nazionali e internazionali. Quest’area corrisponde a una sottile striscia fra il fiume Nistro e l’Ucraina che nel 1992, dopo una disastrosa guerra civile, ha dato vita a un territorio separatista: la Transnistria. Questo ‘Paese’ è l’unico ad avere ancora la falce e martello nella sua bandiera, non ha ottenuto alcun riconoscimento internazionale e nel 2014 ha chiesto l’adesione alla Federazione Russa. Oggi ospita oltre 1.500 soldati del Cremlino ed è una importante base strategica di Mosca; a Cobasna, distante appena due chilometri dal confine ucraino, troviamo 22mila tonnellate di armamenti russi pronti per essere utilizzati. La regione è strategicamente rilevante anche per il controllo del Mar Nero. Si trova al capo opposto della costa Nord rispetto al conflitto in Donbass. Attualmente l’esercito russo spostandosi da Lugansk verso Ovest ha quasi conquistato Mariupol, la prima città che ha incontrato. Se proseguirà nel suo cammino incontrerà le altre città costiere quali Donetsk, Kherson e Odessa. Alla fine ci potrebbe essere un’unica striscia di costa sotto controllo russo, in modo da collegare le etnie russofone del Donbass a quelle della Transnistria e togliere così all’Ucraina lo sbocco al mare. Questo darà a Putin la parvenza di avere il dominio della regione ma, come abbiamo già scritto in queste pagine, il controllo di queste acque non potrà esimersi dai rapporti con la Turchia che tramite gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli controlla lo sbocco del Mar Nero al Mediterraneo. Il Mar Nero è il principale snodo commerciale per il passaggio di grano e petrolio dalle terre slave e asiatiche verso l’Europa e il resto del mondo. Ogni anno da qui passa il 3% del fabbisogno mondiale di idrocarburi, ma anche 30 milioni di tonnellate di grano provenienti dalla Russia e 25 dall’Ucraina. Da quando è iniziato il conflitto gran parte di questo flusso commerciale è bloccato, con gravi ripercussioni per l’economia e la stabilità finanziaria e sociale dei Paesi dell’area europea e mediterranea, Nord Africa compreso. Già nel 2014 Putin si era preso la penisola della Crimea nel tentativo di controllare gli scambi commerciali dell’area e poter quindi negoziare con più forza sui permessi di transito attraverso gli stretti della Turchia. Ora vuole continuare l’opera conquistando tutta la costa Nord, sperando di aumentare ancor più il suo potere e far così fronte a una situazione ormai per lui critica. Ha infatti compreso che la decisione di invadere l’Ucraina lo ha portato verso un progressivo discredito internazionale dal quale difficilmente potrà rialzarsi. Sa di dover arrivare a una conclusione del conflitto tramite un tavolo negoziale e il Mar Nero è quello che gli offre le migliori chance. Qui ha più forza e soprattutto gli interessi internazionali sono maggiori. Accetterà quindi Erdoğan come interlocutore sia perché controlla lo sbocco al Mediterraneo ma anche perché dietro a lui c’è la Nato che gli potrebbe offrire l’unica scialuppa di salvataggio possibile.   di Massimiliano Fanni Canelles

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