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Nessuno piange per i bimbi ucraini?

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In questo quadro, possibile che nessuna delle anime che si è comprensibilmente contorta davanti allo sfacelo umanitario di Gaza senta un minimo di richiamo?

Nessuno

Nessuno piange per i bimbi ucraini?

In questo quadro, possibile che nessuna delle anime che si è comprensibilmente contorta davanti allo sfacelo umanitario di Gaza senta un minimo di richiamo?

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Nessuno piange per i bimbi ucraini?

In questo quadro, possibile che nessuna delle anime che si è comprensibilmente contorta davanti allo sfacelo umanitario di Gaza senta un minimo di richiamo?

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Ci pensavo ieri, dopo aver parlato nel podcast Il Risveglio della Ragione dell’ennesima pagina allucinante della guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina. Contro gli ucraini, come è più corretto dire. Soprattutto se arrivi a bombardare un asilo nido. Non si può definire danno collaterale la precisa volontà di terrorizzare la popolazione civile, fiaccarne lo spirito e volontà di resistenza, colpendo le infrastrutture che garantiscono energia elettrica e riscaldamento nei mesi invernali.

I russi da tre anni e mezzo attaccano con regolarità obiettivi civili. Dall’elenco degli orrori non si salva alcuna struttura che noi associamo al vivere civile: ospedali, asili nido, scuole, centrali elettriche, stazioni, piazze, strade, ponti. Le scuse russe sono sempre state inascoltabile e illeggibili, perché non sono mai riusciti a mascherare la realtà, finché hanno anche smesso di provarci.

È la guerra, è il loro modo di fare la guerra. Compreso ai bambini. Del resto, ne hanno rapiti un numero ad oggi imprecisato dalle zone invase dall’armata dello zar, tanto è vero che per il destino di questi piccoli si è mossa anche la first lady americana Melania – in uno dei suoi rari slanci pubblici – e il ritorno alle famiglie d’origine sarebbe fra i punti allo studio dell’Unione europea, per poter intavolare una trattativa fra le parti. Mosca nega da sempre, ma da tempo non ci crede più nessuno.

In questo quadro, possibile che nessuna delle anime che si è comprensibilmente contorta davanti allo sfacelo umanitario di Gaza senta un minimo di richiamo?

Non pretendiamo le oceaniche manifestazioni stile pro pal, ma neppure un simulacro di manifestazione, una porzione di tutto questo è stato dedicato ai bambini ucraini? Uno si chiede perché?

Se siamo qui, se scriviamo ogni mattina è perché questo resta il nostro lavoro e il nostro dovere.
Il bambino ucraino bombardato da Putin commuove meno, perché un sacco di italiani fanno il tifo per Putin, considerano Zelensky nella migliore delle ipotesi un burattino in mano a chi sa chi. Scegliete voi, da Soros ai famigerati e patetici poteri forti, sino all’Unione europea affamatrice dei popoli.

Un sacco di italiani, poi, si raccontano la palla del pacifismo per il pacifismo: l’idea che gli ucraini da anni combattano per la loro libertà e anche la nostra dà loro fastidio. Li vorrebbero vedere arrendersi e il massimo che possono dire è: “Meglio arresi che morti”. Bambini compresi.

Ancora, con l’Ucraina è schierato da sempre il governo italiano, prima Draghi e poi Meloni. E allora se vado in piazza, tutto sommato sostengo il governo e quindi non ci vado in piazza e chi se ne importa dei bambini che muoiono negli asili.

Nessun problema? Nessun rimorso? Lo abbiamo già citato ma lo rifacciamo: ha proprio ragione Vasco, tranquilli, gli spari sopra sono per noi.

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