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Operazione “anti-narcos” nelle favelas di Rio de Janeiro: è una mattanza – IL VIDEO

138 vittime nella guerrilla a cielo aperto tra poliziotti e narcos. Fiumi di sangue e proiettili nelle strade di Rio de Janeiro

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Fiumi di sangue e proiettili nelle strade di Rio de Janeiro. Martedì 28 ottobre, circa 2.500 agenti e decine di veicoli blindati hanno fatto irruzione nelle due favelas più popolose e violente della città per una maxi operazione contro il narcotraffico. Elicotteri, mitra, droni e sparatorie tra i vicoli e i tetti di lamiera. Il bilancio provvisorio della guerrilla a cielo aperto tra poliziotti e narcos parla di almeno 138 morti – tra cui quattro agenti – e 113 arresti.

L’obiettivo era smantellare una rete di spaccio composta in gran parte da giovanissimi. Molti adolescenti, infatti, hanno perso la vita o sono finiti in manette. Il capo della Polizia, Felipe Curi, ha definito l’assalto un “successo”, mentre il presidente Luiz Inácio Lula da Silva si è detto “inorridito”, affermando di non essere stato informato dell’operazione e di essere “scioccato” dal fatto che il governo federale fosse completamente all’oscuro di quanto stava per accadere.

Dalle favelas di Rio de Janeiro arrivano immagini di guerra fra polizia e narcos

Dalle favelas di Rio de Janeiro arrivano immagini di guerra. I reparti speciali del BOPE, su ordine del governatore Castro, hanno condotto uno dei blitz più estesi contro il narcotraffico nella storia del Brasile. L’azione mirava in particolare a catturare una settantina di membri del Comando Vermelho, una delle due organizzazioni criminali più pericolose del Paese. A Rio, infatti, domina il Comando Vermelho (Comando Rosso), secondo per importanza solo al Primeiro Comando da Capital (PCC). Il Comando Vermelho gestisce la vita dei ghetti in ogni suo aspetto: dai distributori di benzina al welfare nelle abitazioni, fino alle carceri di Rio, dove impone le proprie regole. All’interno delle favelas esercita una forma di dominio totale, tanto da sostituirsi in parte allo Stato per chi vi abita. Ed è proprio questo controllo capillare, oltre alle attività illegali, che spesso rendono inevitabili gli scontri armati tra il crimine e la legge. 

All’avvio del blitz, i narcos hanno eretto barricate e attaccato i veicoli della polizia con droni esplosivi, per poi aprire il fuoco dai tetti. Il boss Edgar Alves Andrade, 55 anni, noto come uno dei leader storici del gruppo, è riuscito ancora una volta a fuggire. Sulla sua testa pende una taglia di 100 mila reais (circa 16 mila euro). È latitante da sette anni e conta 273 precedenti penali e 32 mandati di cattura.

Le strade delle favelas si sono trasformate in un campo di battaglia: scontri feroci, sangue e corpi abbandonati tra i vicoli. Le immagini della carneficina hanno invaso i social media. Beatriz Nolasco, che vive nel complesso dell’Alemão, ha raccontato alla Folha che il corpo del nipote, il diciannovenne Yago Ravel Rodrigues, è stato trovato decapitato, con la testa rimasta impigliata tra i rami di un albero. I familiari dei trafficanti, per rintracciare i corpi – molti dei quali erano stati gettati nel fiume – si sono affidati ai dati di localizzazione trasmessi dai cellulari delle vittime. L’operazione si è poi conclusa con il sequestro di un centinaio di fucili e circa mezza tonnellata di droga.

In Brasile le principali organizzazioni criminali sono due: il PCC, con sede a San Paolo, e il Comando Vermelho, ubicato a Rio de Janeiro. Fino al 2016 i due cartelli hanno collaborato: il Comando Vermelho aveva da sempre mantenuto una posizione subordinata rispetto al PCC, per i quali faceva il lavoro sporco. Da qualche anno il cartello carioca ha provato a emanciparsi e il sodalizio è cessato. Da allora, ne è scaturita una guerra senza confine che serpeggia nelle favelas di tutto il Brasile. Ad oggi il Comando Vermelho, che ha una struttura più miliziana, dispone di un esercito più numeroso e armato. Mentre il PCC, che si muove come una mafia internazionale, ha una mentalità più “imprenditoriale”: ha infiltrazioni nel potere centrale, investe nel calcio, negli hotel, nelle infrastrutture, nell’edilizia e nel terziario.

di Angelo Annese

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