Errori russi in ucraina, parla Orio Giorgio Stirpe
Errori russi in ucraina, parla Orio Giorgio Stirpe
Errori russi in ucraina, parla Orio Giorgio Stirpe
Orio Giorgio Stirpe, colonnello Nato in congedo e analista militare, presenta il suo nuovo libro “Gli errori di Putin” (edizioni Mimesis), i cui diritti d’autore saranno devoluti agli orfani di guerra delle Forze armate ucraine, e analizza la tattica attuata da Kiev per la controffensiva. «Nel testo mi concentro sui punti che hanno determinato il fallimento del progetto imperiale dello zar in Ucraina: distorsione della storia da parte della guida di una superpotenza, errori puramente militari sul campo di battaglia, pianificazione sbagliata delle ostilità, sopravvalutazione delle proprie Forze armate e sottovalutazione di quelle avversarie».
La stesura del testo arriva fino alla vigilia della rivolta di Prigozhin e della controffensiva attualmente in atto «che è stata pianificata molto nel dettaglio, condotta con l’ausilio di mezzi e tattiche trasferite dall’Occidente e adattate dagli ucraini alla propria situazione. Kiev ha un esercito di leva non professionista ed è attualmente priva di superiorità aerea, fattore che ha comportato la concentrazione su obiettivi non incentrati sulle conquiste territoriali, piuttosto rivolti alla distruzione sistematica dell’esercito russo nella parte di territorio prescelta, ovvero il Sud dell’Ucraina, dove le forze di Mosca sono più distanti dalle proprie fonti di rifornimento». Una strategia che richiede tempo e punta a spezzare definitivamente il morale dell’esercito russo, al fine di provocarne la rotta e spingerlo a ritirarsi in patria.
Stirpe ritiene che l’Occidente resterà unito nel suo sostegno a Kiev, sia pure per necessità più che per convinzione: «I Paesi euro-atlantici hanno compiuto quasi due anni fa una scelta di campo che ha comportato un impegno politico e l’attuazione di misure economiche e industriali volte a portare avanti un programma dettagliato di sostegno all’Ucraina di tipo diplomatico, finanziario e militare. Questa scelta non può essere tradita perché ciò distruggerebbe la credibilità occidentale e creerebbe perdite economiche devastanti».
Il presidente americano Joe Biden ha bisogno di una vittoria su questo dossier prima delle elezioni del 2024 e sarà il primo a cercare un end-game favorevole in questi mesi che separano dalle presidenziali. Per Stirpe l’esito migliore possibile sarebbe quello desiderato dagli ucraini, ovvero «condurre l’esercito russo alla disfatta in territorio avversario, imponendogli di rompere il contatto e ritirarsi nei propri confini, dove Kiev non lo inseguirebbe. Se Mosca si ritira il conflitto finisce, il diritto internazionale viene rispettato e non c’è bisogno di continuare a combattere la Federazione Russa, così evitando un suo incontrollato crollo strutturale. All’Occidente e all’Ucraina servirebbe un regime change che deponesse Vladimir Putin senza tuttavia provocare la divisione del Paese in regioni, permettendo al suo esercito di garantirne l’integrità territoriale».
di Tommaso Alessandro De Filippo
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