Pagare due volte l’arroganza di Putin
I cittadini russi esposti sia nella guerra contro l’Ucraina sia al terrorismo internazionale pagando così l’arroganza di Putin
Pagare due volte l’arroganza di Putin
I cittadini russi esposti sia nella guerra contro l’Ucraina sia al terrorismo internazionale pagando così l’arroganza di Putin
Pagare due volte l’arroganza di Putin
I cittadini russi esposti sia nella guerra contro l’Ucraina sia al terrorismo internazionale pagando così l’arroganza di Putin
I cittadini russi esposti sia nella guerra contro l’Ucraina sia al terrorismo internazionale pagando così l’arroganza di Putin
Almeno 150 persone uccise. Altre 145 ferite. Le immagini che riprendono quanto rimasto del teatro dove si è consumato questo massacro mostrano uno scenario di guerra, ma non si tratta dell’ennesimo bombardamento russo in Ucraina. Anche se la memoria corre all’eccidio del Teatro Drama di Mariupol’, che il 16 marzo del 2022 fu bombardato dall’aviazione russa nonostante fosse stato scritto дети (bambini) nel terreno antistante l’edificio, a essere colpita è stata la sala municipale di Crocus.
Situata a Nord-Ovest di Mosca, la struttura era stata costruita nel 2009 dall’imprenditore azero Aras Agalarov per bilanciare con un’opera d’interesse sociale l’edificazione di altri edifici commerciali, che hanno reso il territorio di Krasnogorsk un sobborgo molto comodo per lo shopping dei moscoviti. Crocus dista poco più di mezz’ora di auto dal centro della Capitale russa e non sorprende quindi che l’evento musicale di ieri notte fosse gremito per il concerto della popolare band pietroburghese di progressive rock “Piknik”.
Gli attentatori, che adesso le autorità russe asseriscono di aver identificato e catturato, hanno colpito prima dell’inizio dello spettacolo appena il pubblico aveva preso posto in platea. Oltre al fuoco continuo e indiscriminato delle armi automatiche, i terroristi si sono impegnati per appiccare diversi roghi sul loro cammino che – anche a causa dell’inefficienza dimostrata dai servizi di emergenza russi – hanno causato i danni più devastanti. Mentre si registravano vittime fra i giovani partecipanti di un concorso di danza in svolgimento sempre nello stesso edificio, a circa due ore dall’inizio dell’attacco il tetto del palazzo è collassato a causa delle fiamme.
«Un atto terroristico sanguinoso e barbaro» l’ha definito il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in un discorso alla nazione deciso, ma formulaico, dove ha proclamato il lutto nazionale per la giornata di domani. Nonostante i suoi propagandisti abbiano da subito puntato il dito sull’Ucraina e sull’Occidente come mandanti, Putin si è limitato a riportare che gli arrestati «hanno cercato di nascondersi dirigendosi verso l’Ucraina, dove, secondo i dati preliminari, sull’altro lato del confine di Stato era stata preparata una finestra per farli attraversare». La logica induce a credere che fossero invece diretti verso la Bielorussia, alla cui frontiera non vi è una guerra in corso come nel caso dell’Ucraina, ma la tentazione di addossare qualche colpa ai vicini deve essere stata irresistibile: d’altronde si tratta di un fallimento abbastanza plateale dei decantati servizi di sicurezza russi.
«Dato che ormai chiunque dissenta in Russia è trattato da terrorista» nota l’analista antiterrorismo Matteo Pugliese, «finisce che i veri terroristi non li monitora più nessuno. Migliaia di agenti speciali russi sono stati mandati nei territori occupati ucraini come polizia segreta e torturatori e quindi mancano per il controllo del territorio interno. Il patto sociale di Putin è “autoritarismo in cambio di sicurezza” e ne esce male soprattutto perché l’intelligence americana li aveva avvertiti da almeno due settimane della possibilità di attentati».
Un avvertimento sbertucciato da Putin come «manipolazione occidentale», che dimostra quanto l’arroganza del Cremlino sia dannosa per i suoi stessi cittadini. Adesso i russi dovranno infatti temere sia di morire al fronte per il sogno imperialista del loro leader, sia di rimanere vittima di attentato dello Stato Islamico perché quella stessa guerra drena le risorse che sarebbero necessarie per reprimere il terrorismo internazionale.
di Camillo Bosco
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