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Per Putin la democrazia è una farsa. Riflettiamoci

Anna Popova è stata arrestata dopo aver coraggiosamente scritto sulla scheda elettorale: “No alla guerra!”

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Per Putin la democrazia è una farsa. Riflettiamoci

Anna Popova è stata arrestata dopo aver coraggiosamente scritto sulla scheda elettorale: “No alla guerra!”

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Per Putin la democrazia è una farsa. Riflettiamoci

Anna Popova è stata arrestata dopo aver coraggiosamente scritto sulla scheda elettorale: “No alla guerra!”

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Anna Popova è stata arrestata dopo aver coraggiosamente scritto sulla scheda elettorale: “No alla guerra!”

Anna Popova, una donna di poco più di trent’anni di San Pietroburgo, si è recata domenica al suo seggio per votare. Ma una volta messa la sua scheda aperta nell’urna trasparente di plexiglass è stata prontamente arrestata. Aveva coraggiosamente scritto sul foglio “No alla guerra!” sperando che la sua scheda si confondesse tra le altre. E’ solo un piccolo frame delle elezioni amministrative che si sono tenute in questo fine settimana in Russia e che, guarda caso, hanno visto il trionfo dello stesso partito che governa il Paese da un quarto di secolo: “Russia Unita” di Vladimir Putin.

Già secondo gli exit-poll forniti appena chiuse le urne il partito-regime aveva ottenuto l’80% della preferenze. Lo scrutinio mattutino ha messo però in luce una piccola imperfezione: in realtà i voti per “Russia Unita” sono stati l’81% mentre il restante se solo sono divisi i soliti altri partiti che fanno da corona al regime totalitario: il “Partito Comunista”, “Russia Giusta” e il “Partito della Gente Nuova”.
Nelle 49 regioni che sono andate al voto il partito del Presidente si è aggiudicato tutti i governatori (in buona parti riconfermati dal precedente mandato). A Mosca, per la rielezione dei consiglieri comunali, ha informato il sindaco Sergy Sobjanin,” Russia Unita” ha anche qui ricevuto l’80% tondo tondo dei voti e ha visto il raddoppio della partecipazione rispetto alla precedente tornata! Sembra veramente lontano il 2019 quando i candidati d’opposizione pur sconfitti di un soffio grazie alle frodi, avevano potuto mostrare quanta parte dei moscoviti non fosse allineata al regime autoritario.

Putin, ha voluto, a suo modo, dare un’immagine di stabilità facendo votare anche nella zona Kursk, parzialmente occupata dalle truppe ucraine e dove ci sono quotidianamente aspri combattimenti. Qui però gli spin-doctors del Cremlino sono andati un po’ in confusione. Se da una parte è stato confermato che Alexey Smirnov, il governatore ad interim della regione aveva vinto con un sobrio 65,28%, non si è riusciti a informare l’opinione pubblica su quanta gente avrebbe votato. Secondo le autorità 133 mila persone dall’inizio degli scontri siano state evacuate avrebbero votato nella zona di Kursk “la cifra record del 46,9% degli elettori, mentre 49 mila voti sarebbero stati espressi elettronicamente”. Cosa significhi tutto ciò in termini assoluti e percentuali non è dato di sapere e probabilmente non si saprà mai.
In realtà il voto si tenuto nel totale disinteresse anche della parte della popolazione che sostiene la guerra e i pochi voti espressi realmente sono stati elettronici in cambio dei soliti buoni spesa che vengono elargiti dalle amministrazioni a chi compie il proprio dovere di buon cittadino.

Per le prossime elezioni comunque il sindaco di Mosca ha affermato che la Russia sarà pronta per il voto solamente elettronico in modo da evitare i fastidiosi “casi Popova”, i fastidiosi casi di gente che rischia la galera pur di pervicacemente sottolineare la propria opposizione e la propria dignità.

Di Yurii Colombo, in diretta da Mosca

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