Perché Putin piace all’Italia
Il report del Parlamento europeo messo a punto da Al Forensics parla chiaro: Putin e la propaganda russa funzionano ancora perfettamente nel nostro Paese
Perché Putin piace all’Italia
Il report del Parlamento europeo messo a punto da Al Forensics parla chiaro: Putin e la propaganda russa funzionano ancora perfettamente nel nostro Paese
Perché Putin piace all’Italia
Il report del Parlamento europeo messo a punto da Al Forensics parla chiaro: Putin e la propaganda russa funzionano ancora perfettamente nel nostro Paese
Il report del Parlamento europeo messo a punto da Al Forensics parla chiaro: Putin e la propaganda russa funzionano ancora perfettamente nel nostro Paese
La campagna elettorale per le europee di domani e domenica è stata impostata da tutti i contendenti in una sfibrante ricerca del migliore avversario possibile. Del controcanto ideale alla costruzione del proprio messaggio politico. Una campagna elettorale vissuta per sottrazione: nella perdurante latitanza di proposte sistemiche, di risposte ai temi giganteschi che l’Unione europea ha davanti a sé, si è scelto semplicemente di sottolineare ciò che non si è. Fino a lunedì, s’intende, perché terminato lo show si tornerà necessariamente a fare politica.
Fra i temi accuratamente evitati spicca l’aggressione russa all’Ucraina. Ne abbiamo parlato esclusivamente per l’atteggiamento italiano di assoluto appoggio al governo di Kiev ma solo fino a quando non si ipotizzi l’uso delle armi fornite dal nostro Paese in chiave preventiva. Per esempio, contro le basi di lancio dei missili russi che stanno mettendo in croce la popolazione civile della regione di Kharkiv. Più di questo non si è discusso, l’argomento è considerato ‘perdente’ da tutti gli strateghi o presunti tali delle nostre campagne elettorali. Lo si tiene rispettosamente a distanza, come tutti quelli – e sono tanti – per cui non si hanno a disposizione soluzioni miracolistiche. Abbiamo visto dei leader sfidarsi a suon di video (che volevano essere ironici e finiscono per essere soltanto ridicoli) su come si debba svitare una bottiglietta di plastica.
È questa la condizione ideale in cui gli utili idioti foraggiati direttamente o indirettamente dal Cremlino possono fare man bassa nei nostri social. Non lo diciamo da inveterati occidentalisti, ‘falchi’ dell’Alleanza Atlantica e così via andare per sciocchezze; lo dice il report – fatto proprio dal Parlamento europeo – messo a punto da AI Forensics sulla penetrazione della propaganda russa nei social media dei Paesi dell’Unione. Da tutti i grafici emerge un’impressionante accelerazione con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale europeo di domani e dopodomani e soprattutto il clamoroso picco dell’Italia.
In nessun Paese membro la penetrazione dei troll russi, degli utili idioti di cui sopra, di associazioni fantomatiche, opinion maker sconosciuti e compagnia bella funziona come da noi. Il rapporto è spaventoso: in Italia, il materiale direttamente riconducibile alla propaganda del Cremlino è tre volte la media degli altri Paesi dell’Ue. Tre volte.
Impossibile dirsi sorpresi, ne siamo consci, ma osservare quei grafici fa rimbombare nella nostra testa l’atteggiamento mellifluo di Vladimir Putin di appena quarantott’ore fa. Quel scoperto impegno a distinguere l’Italia dalle altre Nazioni più prone – dal suo punto di vista, s’intende – ai voleri e diktat degli Stati Uniti d’America. Quel separare che gioca su antiche, profonde e tutt’altro che sopite simpatie che da noi raggiunsero vette sconosciute a qualsiasi altro Paese del Vecchio Continente sponda Ovest. Putin ha sempre funzionato e continua a funzionare: i registi della campagna di propaganda russa sanno perfettamente che l’uomo forte del Cremlino piace a tanti italiani che, nella migliore delle ipotesi, sono stanchi della guerra in Ucraina e vorrebbero farla finita regalando allo zar sto’ benedetto Donbas.
È facile concentrarsi su quelle forze politiche, di maggioranza come d’opposizione, che non hanno mai nascosto la loro vicinanza a Putin e hanno vissuto con particolare disagio la follia della guerra. La verità è che questa storia è molto più antica, le radici affondano nella sorda e per certi aspetti inguaribile ostilità atlantica che in Italia per decenni ha coinvolto poco meno della metà della popolazione. Semi mai spariti, anche se molti restano a bocca aperta nell’aver visto spostarsi da sinistra a destra le simpatie per la Russia. Ieri ‘paradiso dei lavoratori’ e negli ultimi decenni ‘esempio’ di Stato forte, veloce, spregiudicato. Di leadership che salta a piè pari le noiose pastoie democratiche e si affida all’efficienza dell’uomo forte.
di Fulvio Giuliani
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