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Putin ha gli estremisti del terrore in casa

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Attentati sincronizzati in due città della regione caucasica: colpite Makhachkala, capitale del Daghestan e Derbent. 25 i morti accertati, tra cui 15 poliziotti – IL VIDEO

Putin ha gli estremisti del terrore in casa

Attentati sincronizzati in due città della regione caucasica: colpite Makhachkala, capitale del Daghestan e Derbent. 25 i morti accertati, tra cui 15 poliziotti – IL VIDEO

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Putin ha gli estremisti del terrore in casa

Attentati sincronizzati in due città della regione caucasica: colpite Makhachkala, capitale del Daghestan e Derbent. 25 i morti accertati, tra cui 15 poliziotti – IL VIDEO

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In queste ore la polizia e il potere politico russo stanno cercando disperatamente di occultare i mandati e gli organizzatori degli attentati terroristici nella Repubblica musulmana del Daghestan che provengono direttamente da Russia Unita, il partito politico di Putin.

I fatti ormai accertati, parlano di vari attentati sincronizzati in due città della regione caucasica. A Makhachkala, capitale del Daghestan e a Derbent (città patrimonio dell’Unesco per le sue bellezze archeologiche) dei gruppi di terroristi di matrice hanno attaccato due chiese ortodosse, due sinagoghe e una postazione di polizia. I morti accertati sono 25, tra cui 15 poliziotti. Sei terroristi sarebbero stati eliminati. Ancora una volta il radicalismo islamico sta dimostrando potenza di fuoco e capacità di coordinamento.

Ciò che è emerso però, a sparigliare le carte in tavola, è il coinvolgimento diretto delle strutture locali del partito di Russia Unita. In nottata sul portale dell’autorevole giornale moscovita “Kommersant” è apparsa la notizia che tre dei terroristi uccisi “sono figli e nipote del capo della provincia di Sergokalinsky nel nord della regione, Magomed Omarov” leader locale di Russia Unita. Secondo “Komemrsant” il politico è stato arrestato ed espulso dal partito per “indegnità” (secondo alcuni portali caucasici anche il capo della polizia locale sarebbe in qualche modo stato coinvolto negli attentati).

Tuttavia la notizia dopo poche ore è stata cancellata e tutte testate russe hanno iniziato a riprodurre i soliti refrain propagandistici, secondo i quali l’attentato sarebbe da ricondurre… all’estero! Secondo alcuni portali caucasici anche il capo della polizia locale sarebbe in qualche modo stato coinvolto negli attentati.

Apty Alaudinov, vice capo della Direzione militare e politica delle Forze Armate russe, ha affermato in mattinata che dietro l’attacco terroristico in Daghestan e l’attacco ucraino a Sebastopoli c’è “un solo mandante”. Le autorità russe per avvalorare la pista straniera hanno messo in evidenza che è “stata usata anche un’arma di fabbricazione straniera”.

Tuttavia, a differenza di quanto successe con il criminale attentato dell’ISIS al Crocus City Hall, quando non più di tre mesi fa, più di cento persone inermi vennero trucidate, almeno per poche ore la verità è venuta a galla. Risulta evidente ora che in Russia esistono molte cellule “dormienti” del terrorismo islamico pronte a colpire in ogni momento e nel futuro a infiltrarsi anche in Europa per alimentare odio inter-etnico e inter-religioso. Il tentativo delle autorità russe di scaricare la responsabilità di questa situazione sul comodo capro espiatorio ucraino, però questa volta sembra destinato a fallire.

Di Yurii Colombo

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