Vladimir Putin in un vicolo cieco senza via d’uscita
Si inizia a parlare in Russia di referendum nelle repubbliche di Lugansk e Donetsk: mai riconosciute dalla comunità internazionale. Si stipulano contratti in euro e dollari e si pretendono in rubli. Putin è in un vicolo cieco senza via d’uscita.
Vladimir Putin in un vicolo cieco senza via d’uscita
Si inizia a parlare in Russia di referendum nelle repubbliche di Lugansk e Donetsk: mai riconosciute dalla comunità internazionale. Si stipulano contratti in euro e dollari e si pretendono in rubli. Putin è in un vicolo cieco senza via d’uscita.
Vladimir Putin in un vicolo cieco senza via d’uscita
Si inizia a parlare in Russia di referendum nelle repubbliche di Lugansk e Donetsk: mai riconosciute dalla comunità internazionale. Si stipulano contratti in euro e dollari e si pretendono in rubli. Putin è in un vicolo cieco senza via d’uscita.
Si inizia a parlare in Russia di referendum nelle repubbliche di Lugansk e Donetsk: mai riconosciute dalla comunità internazionale. Si stipulano contratti in euro e dollari e si pretendono in rubli. Putin è in un vicolo cieco senza via d’uscita.
Anche i contratti alla russa non sono niente male. Stipulati in euro e dollari e oggi pretesi in rubli, grazie al colpo di teatro che dovrebbe garantire a Putin le essenziali linee di pagamento del suo gas e il finanziamento della guerra. I famosi “doppi conti”, in euro e rubli, che dovrebbero permettere alle società occidentali clienti di Gazprom di pagare regolarmente in euro o dollari, poi convertirli in rubli in territorio russo nei conti ‘gemelli’ aperti ad hoc nella stessa Gazprom. Trucco contabilmente complesso ma concettualmente semplice, che consentirebbe allo zar di gridare alla vittoria sugli europei, costretti non solo a continuare a sovvenzionarlo ma anche nei modi e nella valuta da lui ordinati.
Un oggettivo trionfo propagandistico che semplicemente l’Ue non può concedere. Lo ha ribadito giovedì la Commissione europea che ha bollato come «aggiramento delle sanzioni imposte alla Russia» l’aderire a questo gioco delle tre carte. Bel problema, perché l’Ungheria ha fatto ufficialmente sapere che pagherà il gas come vuole Putin e, secondo il “Financial Times”, diverse aziende petrolifere (fra cui l’Eni) avrebbero già aperto i cosiddetti “conti K” in Gazprom, approfittando del fatto che quest’ultima non è stata inserita nell’elenco delle banche sotto embargo, così come lo stesso gas russo è al momento escluso dalle sanzioni.
Solo che non è più tempo di trucchi e magie, di escamotage e furbizia. Ci avviciniamo al redde rationem anche sul gas e sarebbe bene presentarsi al momento della verità con la schiena dritta.
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche