Quando l’arbitro si fa catturare dai giocatori
| Esteri
Tra regolatore ed aziende regolate il conflitto è una prassi perché differenti sono gli interessi in gioco: da una parte il bene pubblico, dall’altra gli interessi personali. Emblematico in tal senso è il caso del 5G.

Quando l’arbitro si fa catturare dai giocatori
Tra regolatore ed aziende regolate il conflitto è una prassi perché differenti sono gli interessi in gioco: da una parte il bene pubblico, dall’altra gli interessi personali. Emblematico in tal senso è il caso del 5G.
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Quando l’arbitro si fa catturare dai giocatori
Tra regolatore ed aziende regolate il conflitto è una prassi perché differenti sono gli interessi in gioco: da una parte il bene pubblico, dall’altra gli interessi personali. Emblematico in tal senso è il caso del 5G.
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Nei settori regolati da un’autorità indipendente c’è il rischio che il regolatore sia ‘catturato’ dalle aziende controllate. La motivazione del regolatore per la difesa dell’interesse pubblico è necessariamente debole, poiché la politica a cui risponde il regolatore non ha indirizzi univoci, mentre le aziende regolate hanno interessi forti e univoci. Molti ritengono questo conflitto più grave dei problemi che il regolatore stesso è chiamato a risolvere.
La recente vicenda del blocco di molti voli, specie regionali, negli Stati Uniti sembra determinata dalla ‘cattura’ dei regolatori. Lo sviluppo del nuovo sistema radio mobile – il 5G – è costato decine di miliardi di dollari alle società aggiudicatarie dei diritti. In particolare, negli Stati Uniti AT&T e Verizon hanno versato oltre 60 miliardi per l’uso delle frequenze che confinano con quelle usate da molti altimetri degli aerei, gli strumenti utilizzati soprattutto in fase di atterraggio e con condizioni meteo avverse. In Europa, nel Regno Unito, in Asia e in America Latina è stata mantenuta una fascia di rispetto più ampia che negli Stati Uniti, riducendo il rischio di interferenze. In Francia le antenne in prossimità degli aeroporti sono state abbassate, depotenziate e il loro raggio di azione ridotto per evitare interferenze con le apparecchiature di volo.
Questa prassi prudenziale non è certo nuova, se pensiamo che ancor oggi non si possono tenere accese le antenne dei cellulari in volo. Ma, e qui matura il giudizio sul conflitto creato dai regolatori negli Stati Uniti, da un lato la Federal Communication Commission (Fcc) cioè il regolatore del settore della telefonia mobile, dall’altro la Federal Aviation Authority (Faa) che regola il settore aereo, non hanno lavorato in concerto per tutelare gli interessi generali degli utenti. La Faa ha seguito l’impostazione delle grandi compagnie, i suoi maggiori stakeholder, tralasciando gli interessi e gli aspetti tecnici legati ai voli regionali. Eppure questi raggiungono il 94% del territorio e coprono il 43% delle partenze. La Fcc, d’altra parte, ha spinto verso l’alto il limite della banda C riservata allo sviluppo del 5G perché la fascia più alta è quella a maggiore velocità e quindi è quella più ambita dal punto di vista commerciale, mentre le zone aeroportuali sono tra quelle a maggior traffico potenziale per il nuovo sistema radiomobile.
La crisi dei voli per effetto del 5G è un risultato amaro, compendiato nella lettera che il ministro dei Trasporti americano ha spedito ad AT&T e a Verizon ringraziandole per la disponibilità a rinviare di 15 giorni l’accensione delle nuove antenne nelle zone aeroportuali. Ma è anche un risultato paradossale, perché oggi il governo – che ha puntato sullo sviluppo del 5G ‘domestico’ contrastando in modo brusco i fornitori cinesi come Huawei, accusati di minacciare la sicurezza nazionale – si ritrova con problemi di sicurezza dei voli determinati dalla gestione ‘domestica’ dello sviluppo del 5G sulla banda C scelta dallo stesso governo.
di Mario Dal Co
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- Tag: telecomunicazioni
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